Riceviamo e pubblichiamo
di Giorgio Càsole


Ragusa – Marina di Ragusa. Domenica 3 giugno: il sole è cocente, le spiagge affollate, ma Piazza Malta, alle 11 del mattino, è già piena di gente. Per le 11 è atteso Luigi Di Maio, al suo primo comizio da ministro. A Ragusa, fra una settimana, si voterà per rinnovare l’amministrazione comunale. Il sindaco uscente, Federico Piccitto, grillino, non si ricandiderà. Dopo oltre mezz’ora di attesa, Piccitto prende per primo la parola, perché si rende conto che la gente potrebbe non sopportare di stare a lungo in piazza con il caldo opprimente. Piccitto elenca le cose fatte, riconosce gli errori compiuti e afferma che per fare il sindaco per altri cinque anni occorrono energie nuove e presenta il suo successore, Antonio Tringali, presidente del consiglio comunale dell’appena decorsa tornata amministrativa. Applausi all’uno e all’altro, ma la gente freme. Parlano l’eurodeputato Ignazio Corrao, che suscita applausi forti e risate quando cita il caso di una coppia di turisti tedeschi che a Napoli hanno derubato un operaio, Giancarlo Cancelleri, che l’anno scorso, a settembre, proprio da Marina, cominciò il suo viaggio elettorale per diventare presidente della Sicilia, la senatrice pasionaria romana Paola Taverna che, con un malcelato accento romanesco strappa applausi quando grida d’essere fiera d’essere una popolana “de Roma”, la senatrice catanese Nunzia Catalfo, che appare stanca, con l’aria d’essere stata chiamata a far da tappabuchi, in attesa dell’arrivo di Luigi, per cui molti sono là in attesa a fremere. Catalfo dice che “Luigi è presente, che sta per salire sul palco e già la gente rumoreggia, quando, infatti, eccolo lì, in maniche di camicia, sorriso sempre aperto, senza un capello fuori posto, che viene accolto con applausi scroscianti: come divo, un divo, però, che è in questo momento è ministro e per cui si sono mobilitate tutte le forze di polizia: vigili urbani, carabinieri, fiamme gialle, polizia di Stato, coadiuvati persino dai volontari delle varie associazioni d’arma. Di Maio appare fresco, riposato, pieno di energia. Ripete sostanzialmente il discorso che ha fatto ieri sera a Roma, in piazza Bocca della Verità, quando ha presentato come suo consulente, per il ministero da lui diretto, quell’imprenditore Bramini che ha dovuto dichiarare fallimento perché “lo Stato non ha pagato il suo debito a Bramini, cui ora questo Stato sta per pignorare la casa”. Di Maio rivela che proprio qui, a Ragusa, Bramini ha lavorato e l’Ato locale non ha pagato. Di Maio ribadisce che si adopererà perché la prima casa sia impignorabile e, comunque, perché casi come quello di Bramini non avvengano più. Da consumato oratore, Di Maio parla per venti minuti, toccando temi che interessano i ragusani, come, per esempio quello delle infrastrutture stradali che potranno essere agevolate ora che al ministero c’è il pentastellato Toninelli; suscita un boato quando ricorda che saranno aboliti i vitalizi agli ex parlamentari e conclude, ovviamente, chiedendo il voto per Tringali, il quale, altrettanto ovviamente, è raggiante come Luigi. Di Maio, prima di chiudere ha detto: “Ora lo Stato siamo noi”. Forse per questo il comizio ha termine con l’esecuzione dell’inno di Mameli: fatto inedito, come inedito è il governo di cui Di Maio è il vice presidente.
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