Senza firma, senza appalto, senza lavori
di La Sicilia


Ragusa – Oggi Ragusa con la nuova superstrada eternamente attesa, quella che dovrebbe collegare quest’area a Catania, saldando l’economia del grande mercato di Vittoria e quella del traffico che dovrebbe essere generato dall’aeroporto di Comiso, è l’emblema di quel che sta fallendo miseramente e inesorabilmente sotto gli occhi di tutti. Ovviamente in particolare sotto gli occhi, e per mano, di una classe politica completamente scellerata, una sciagura per la Sicilia e per i siciliani. Esattamente come e quanto scellerata e protagonista di sciagure è la classe politica nazionale per il resto di questo Paese che cola a picco.
La Cgil è venuta sin qui a denunciare quel che negli ultimi mesi era emerso lentamente, ma inesorabilmente. La grande attesa per la nuova superstrada Ragusa-Catania, 68 chilometri fondamentali lungo quell’asse, lavori appaltati con un progetto di finanza che ha messo insieme qualche anno fa 450 milioni pubblici e altrettanto privati, sembra essere finita. Nel senso che dalla grande attesa per la firma della convenzione tra le imprese che si erano aggiudicato l’appalto e l’ufficio speciale del Ministero delle Infrastrutture (che ha preso il posto dell’Anas in queste procedure) e dall’attesa per la posa della prima pietra dei lavori, siamo alla netta e sgradevole sensazione che siamo arrivati al capolinea. Senza firma, senza appalto, senza lavori. Insomma, quel che diciamo da mesi emerge oggi prepotentemente nel vertice della Cgil.
«Il governo nazionale – dice Michele Pagliaro – ha rimodulato un taglio del 20%, dei fondi Fas, ma il peggio sta nel fatto che la destinazione delle somme è ancora ignota.
Rischia per questo il progetto di finanza della superstrada Ragusa-Catania (mancano all’appello 100 milioni di euro) e la società aggiudicatrice l’opera non ha firmato la convenzione del project financing».
Ma c’è di più e l’allarme è molto più concreto di quanto non si pensi. «Boatos provenienti dai centri di gestione di spesa dei fondi dubitano sulla fattibilità dell’opera», dichiara Franco Tarantino, che denuncia, in modo chiaro e forte, il «tentativo di rimuovere l’opera perché considerata complementare, antieconomica rispetto all’autostrada Siracusa Gela che passerà anche da Ragusa collegandola con Catania attraverso questa via parallela».
«La Cgil siciliana si batterà contro questa idea ove dovesse emergere perché al danno del deficit infrastrutturale non si può aggiungere anche questa beffa», commenta Franco Spanò.
Sono spariti i quattrini, evaporati nel nulla, ovvero parte nella rimoldulazione, provocata anche dall’incapacità mostrata in questi anni di spendere i fondi strutturali e che ha costretto, appunto, a chiedere rimodulazioni, l’innalzamento della quota di cofinanziamento comunitario che ha fatto abbassare, però, la quota globale di fondia disposizione.
Il fatto è che nella storia del ritardo per la Ragusa-Catania, quando tutto l’iter era ormai stato portato allo stato avanzato e, in pratica, mancava solo l’ultima firma per il via ai lavori, c’è anche la pessima politica nazionale e regionale che si è scontrata per almeno tre anni, che ha paralizzato tutto, che in nome e per conto di faide di partito e di partiti, ha congelato l’iter trascinandolo sin qui. Qui dove, in sostanza, si è capito che il gruppo di imprese che si sono aggiudicate il progetto di finanza non hanno più molta voglia di realizzare l’opera, anche perché i 450 milioni chiesti per le banche che dovrebbero intervenire sono troppi e hanno giudicato quel progetto «non bancabile». Peraltro avendo accelerato la Siracusa-Ragusa-Gela, secondo le previsioni dei tecnici buona parte del traffico che sarebbe dovuto passare dalla Ragusa-Catania non ci sarebbe più, dunque anche il fatto di avere la concessione del pedaggio per trent’anni non è più appetibile come tre anni fa.
Risultato inevitabile, dunque, frutto di una partita giocata anche in questi anni in cui la crisi c’era già e far partire lavori e cantieri avrebbe dato una boccata d’ossigeno a tutta l’economia. Fare la Ragusa-Catania avrebbe dato lavoro a 2500 operai per almeno sei anni, avrebbe creato un collegamento veloce anche alla luce dell’apertura dell’aeroporto di Comiso, avrebbe accorciato le distanze sia« dal versante turistico del Ragusano, sia da quello dell’agroindustria. Invece niente, nulla, un rinvio dietro l’altro e oggi quello che Angelo Villari, segretario catanese della Cgil, chiama «deserto infrastrutturale che non consente di disegnare orizzonti e prospettive per il rilancio dell’economia siciliana», mentre per il siracusano Paolo Zappulla «la vera competizione dei mercati parte da un sistema efficiente. Agricoltura, turismo e industria non possono non tenere conto di ferrovie, autostrade, porti e aeroporti in un sistema intermodale che è tutto da costruire». E Giovanni Avola, Cgil Ragusa annuncia «altri momenti di denuncia perché la politica possa assumersi le proprie responsabilità rispetto ad una questione così grande e decisiva per la nostra provincia».
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