Cultura
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14/10/2018 09:25

Agostino Grimaldi Alias Caser e il metodo della Partita Doppia

Non appena il Contador morì, mise mano subito ai registri, introducendo il metodo della partita doppia

di Un Uomo Libero.

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Libri contabili cinquecenteschi
Libri contabili cinquecenteschi

Modica – Agostino Grimaldi è stato il vero grande enigma della storia locale. Un mistero fittissimo durato quasi Cinquecento anni, abilmente occultato in carte di famiglia nelle quali i depistaggi storici hanno confezionato una narrazione assolutamente fantastica.
In quest’estate, però, è stata fatta giustizia della sua leggenda ma solo per restituire a Modica, alla ex Contea, un’altra narrazione, questa sì documentata dalle carte ufficiali della Corona Spagnola con la pubblicazione del mio testo dal titolo “Giuseppe Grimaldi, Cavaliere dell’Ordine di Nostra Signora di Montesa”.
Che cosa è successo in questi anni?
È accaduto che alcuni importanti archivi spagnoli, da me opportunamente indagati, hanno restituito alla memoria un Processo, un expediente direbbero gli storici del tempo, grazie al quale è stato possibile far luce piena, in parte, sulla vita di questo importante personaggio che in un giorno lontano per caso arrivò nella Contea di Modica e qui si fermò per sempre.
Il processo cui faccio riferimento è quello scaturito dalla richiesta di ammissione fatta dal figlio Giuseppe all’Ordine di Nostra Signora di Montesa nel 1590.
Agostino Grimaldi alias Caser (sul cambio del cognome rimando al mio testo: Giuseppe Grimaldi/ Cavaliere dell’Ordine di Nostra Signora di Montesa) nacque intorno al 1520 a Medina del Campo da un genovese, Francesco Caser, e da una medinese, Francesca Peña.
Nel 2020 correrebbe l’obbligo di festeggiare il cinquecentesimo anniversario della sua nascita.

I fratelli Caser, Pietro e Francesco, originari della Liguria, si erano stabiliti a Medina del Campo dove agivano come intermediari finanziari. Non sappiamo se siano stati dei veri e propri corredores, una figura assimilabile al sensale, o dei semplici devotos, informatori. Di sicuro possiamo affermare che lavoravano per diverse famiglie genovesi operanti nell’importantissima piazza finanziaria di Medina del Campo, prima fra tutte la famiglia Grimaldi.
Agostino crebbe in casa dello zio Pietro, razionale, come un figlio.
I fratelli di Francesca Peña, la madre, erano due sacerdoti, beneficiati di due importanti parrocchie di Medina. Saranno loro, sono certo, a impartire al giovanissimo Agostino i primi rudimenti di Grammatica Latina, esame necessario e propedeutico all’iscrizione all’Università di Salamanca.
Del periodo salmantino sappiamo ben poco. Il priore della parrocchia di Sant’Antolín di Medina del Campo, Segobia, sotto giuramento c’informa nell’Expediente compilato dai commissari dell’Ordine di Nostra Signora di Montesa che Agostino sposò una ricca e anziana vedova la quale presto morì.
Questo matrimonio fu contratto, come spesso usava a quei tempi, per mantenersi: lo zio Pietro era morto prima che lui terminasse gli studi e il padre Francesco subito dopo era venuto a mancare pure durante una fiera a Villalón.
Da ragazzo Agostino vestiva di raso, raccontano i testimoni che lo conobbero, ostentando un lusso che con molta probabilità la famiglia poteva permettergli. Il raso era introdotto in Castiglia proprio dai mercanti genovesi.
Ottenne il baccellierato il 28 giugno del 1538 dalle mani di Álvaro de Paz, lo stesso giurista che qualche mese prima aveva “laureato” il grande Diego de Covarrubias, uno degli umanisti e giuristi europei più importanti del tempo.
In quanto commercianti o, comunque, intermediari del credito, a Medina i Caser non figuravano nella Mastra Nobile della città. Io ho avuto la possibilità di consultarla. La famiglia non era neppure considerata tra quelle abbienti. Ergo non erano in miseria ma non navigavano nemmeno nell’oro. Vivacchiavano come tante altre famiglie considerate straniere, abitando in un quartiere molto popolare di Medina.
A raccontarci con dovizia di particolari la sua vita oltre all’Expediente citato prima sarà, invece, un altro documento, per anni dimenticato fra i fondi dell’Archivio di Stato di Ragusa, sezione di Modica.
È la copia di una lettera, scritta in un elegante e perfetto castigliano, forse autografa, inviata con molta probabilità al Viceré Enrique de Guzmán y Ribera, Conte di Olivares, Viceré di Sicilia dal 1592 al 1596.
L’Olivares sostituiva tempestivamente il Conte di Alba, Diego Enríquez de Guzmán, messo in fuga dai baroni siciliani. Un lungo braccio di ferro aveva caratterizzato il viceregno di quest’ultimo, infatti. Filippo II, il re di Spagna, messo davanti al fatto compiuto, non aveva potuto che richiamare a Madrid il suo viceré.
L’Olivares aveva sposato la figlia di don Jerónimo de Fonseca y Zúñiga, conte di Monterrey, proprietario di uno dei più bei palazzi di Salamanca, dettaglio, questo, che mi ha indotto a ipotizzare una probabile conoscenza tra l’Olivares e Agostino, suffragato, questo mio pensiero, dalla confidenzialità intrinseca del documento.
Nella lettera il Nostro fa un lungo racconto della storia della Contea di Modica, dal giorno del suo arrivo fino alla data da me stimata nella quale la lettera fu inviata, il 1593.
È una testimonianza importantissima, questa lettera, perché ci permette di ricostruire con assoluta certezza il dopo Salamanca del giovane Grimaldi alias Caser.
Agostino, dopo aver ottenuto il baccellierato, infatti, aveva iniziato a lavorare come avvocato civilista in ottemperanza alle leggi del suo tempo.
Fu anche esattore per la Sicilia di Bolle di opere pie tipo La Santa Crociata o riconducibili alla città di Salamanca come l’Ospedale della Concezione della beata Vergine per piccoli e orfani salmantini. Lo prova una procura rilasciata il 4 febbraio 1549 in favore di don Matteo di Nardo di Catania.
Fu governatore di Sortino e per ben tre volte nominato Capitano di Siracusa. Fu anche un esattore dell’Inquisizione e giudice di questa per cause di piccoli importi (oggi diremmo un giudice di pace).
In uno studio legale di Palermo lo scoprirà prima del 1556 don Francesco Belvis, governatore della contea, e fará carte false anche col Viceré pur di accaparrarselo, conoscendo bene il suo grande talento.
Era in ballo la sostituzione del contador Andrea de Gilestro, molto malato, ma soprattutto era in ballo l’affitto della contea da parte di Geronimo Centurione, i cui numeri truccati ad arte poco avevano convinto il Belvis.
Agostino riuscirà a smascherare i maldestri tentativi del Centurione e a quantificare le sue truffe. Legherà per sempre i destini della contea di Modica alla sua vita.
Agostino disimpegnò il ruolo di Contador (=ragioniere) generale della Contea di Modica dal suo arrivo intorno al 1555 fino all’ultimo respiro. Il testamento definitivo fu aperto e pubblicato il 2 settembre 1596, subito dopo la sua morte.
Questa in sintesi la sua vita.
Ma quale grande e importantissima sorpresa ci ha riservato la citata “lettera spagnuola”, a parte le notizie che ci mancavano sulla sua vita?
Quando Francesco Belvis, il governatore della Contea di Modica, lo convinse a prendersi cura della contabilità della contea, Agostino si rese subito conto che questa era priva di un vero e proprio sistema contabile.
Non appena il Contador morì, mise mano subito ai registri, infatti, introducendo il metodo della partita doppia (tener cuenta por saber de dar y haber) e annotando così ogni partita contabile in maniera tale da essere perfettamente trasparente e verificabile.

È lui stesso che lo scrive:
“Revimos las cuentas del muerto (Andrea de Gilestro, il vecchio contador, ndr) en poder de quien havian entrado hasta doze mill onzas de vendiciones y, cosa extraordinaria, por que las rentas entravan en Geronimo Centurion arrendador, vi que en la Cancelaria Motiuce se habia tenido cuenta con ninguno por saber de dar y haber, cosa muy desconveniente y de gran confucion. Comenze a tener esa orden por donde ay otra clareza que no habia antes.” (Controllammo i conti del defunto contador nella disponibilità del quale erano state segnate circa dodici mila onze dovute a vendite e, cosa strana, ci accorgemmo che le rendite erano state caricate [invece] all’affittuario Geronimo Centurione. Mi resi conto che in Cancelleria a Modica la contabilità non teneva conto del dare e dell’avere in ogni partita, cosa molto grave perché provocava una pericolosa confusione. Iniziai a riformare, dunque, la contabilità rendendola chiara e trasparente come mai prima era stata).
Una riforma epocale in pieno stile moderno per Modica che anticipava di molto tutte le altre riforme in Europa. Il celebre testo di fra Luca Pacioli “Tractatus XI – Particularis de computis et scripturis” nella cui Summa si indica espressamente il modo di far di conto come era in uso presso gli antichi mercanti è, infatti, del 1494. Prima ancora, il testo del raguseo Benedetto Cotrugli “Libro de l’Arte de la Mercatura” aveva cercato di introdurre questa pratica già dal 1458, incontrando resistenze e difficoltà materiali.
Modica e la sua contea, grazie all’intelligente opera di Agostino Grimaldi alias Caser, si situava, dunque, fra gli Stati più all’avanguardia nel campo della finanza europea.
Se da una parte è definitivamente tramontata l’idea di una millantata appartenenza all’antica famiglia Grimaldi, in quanto gli pseudo Grimaldi di cui qui ho trattato sono Caser e basta, dall’altra è venuta fuori quest’importantissima verità.
Chi avrebbe potuto pensare mai di aver avuto il privilegio di accogliere a Modica un dotto di Salamanca e un vero Homo oeconomicus, testimone diretto della mercatura del tempo, pioniere di quello che fu chiamato il metodo veneziano, cioè la “partita doppia”?
Spero che la città non resti insensibile a questa interessantissima novità.
Potrebbe riconoscerla in un omaggio postumo e significativo, per esempio.
Penso alla dedicazione di un’aula nel locale e glorioso Istituto Tecnico Commerciale “Archimede” di Modica.
O comunque a un’iniziativa lodevole che ricordi alle generazioni future Agostino, la sua vita, la sua figura, rara emulsione alchemica di intelligenza, astuzia e bravura che consentì a un autentico genio di creare dal nulla, nella seconda metà del Cinquecento, un impero.

CREDITI
Archivo General de Simancas
Archivo Histórico Nacional Madrid
Archivio di Stato di Ragusa, sez. di Modica
Archivio Università di Salamanca
Pellegrino Francesco, Giuseppe Grimaldi Cavaliere dell’Ordine di Nostra Signora di Montesa, The Dead Artists Society, Catania, 2018
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