Economia
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08/07/2013 19:15

Alitalia, Catania-Roma e ritorno 334 euro. Ai tempi di Wind Jet, 80 euro

Costi insostenibili

di La Sicilia

Costi insostenibili
Costi insostenibili

Catania – L’Alitalia  ha fatto conoscere il suo nuovo piano industriale che si accentra sui voli domestici riguardanti la Sicilia. E’ in passivo, ma conta di pareggiare il suo bilancio nel 2014 e di tornare in attivo nel 2016. Solo che non vorremmo che fossero i siciliani a dover ripianare il deficit della compagnia di bandiera. Per avere prezzi accessibili si deve prenotare almeno un mese prima, altrimenti le tariffe sono insostenitibili. Si sta ripetendo quello che avveniva vent’anni fa, e cioè Alitalia in posizione dominante con tariffe capestro.
Se un siciliano per lavoro o per malattia, oppure per un qualunque altro impegno improvviso ha bisogno di partire domani e chiede un biglietto andata e ritorno Catania-Milano il prezzo richiesto è di 387,13 euro, se invece vuole andare a Roma e tornare il costo sarà di 334 euro. Troppo caro per una popolazione di 5 milioni di abitanti che può muoversi soltanto in aereo. Sembrano lontani i tempi della Wind Jet di Nino Pulvirenti, purtroppo fallita, con cui bastavano 80 euro per andata e ritorno con Roma: è questo che ha spinto i siciliani ad usare sempre più l’aereo.
Se ci fosse riconosciuta la «continuità territoriale» potremmo avere almeno le tariffe sociali scontate dei sardi che vanno a Roma con 70 euro, anche se adesso si sta facendo una distinzione tra residenti e vacanzieri. Chiedo a Vito Riggio, commissario straordinario dell’Enac, perché la Sardegna ha le tariffe sociali e la Sicilia no. 
E’ un problema grave che può essere risolto in due modi: o la Regione «resuscita» una nuova Wind Jet in versione riveduta e corretta, cioè una compagnia regionale siciliana, magari ricevendo i soldi della cassa integrazione per 7 anni dei 550 dipendenti di Wind Jet, oppure il governo nazionale capisce le necessità della più grande isola del Mediterraneo e impone tariffe sociali in nome della «continuità territoriale», che non ci è stata mai riconosciuta dai tempi del ministro dei Trasporti Signorile, socialista, secondo cui la Sardegna è un’isola, ma la Sicilia no. E’ sempre l’isola che non c’è.