di Redazione
VITTORIA Il caso degli otto egiziani sfruttati da parte di due imprenditori vittoriesi ha riportato d’attualità un fenomeno del quale, purtroppo, non si parla mai a sufficienza, ritardandone di conseguenza ogni possibile soluzione. Si stima che riguardi oltre il 70 per cento della manodopera, e non solo straniera, impiegata nelle serre e nei centri di condizionamento.
Di una nuova forma di schiavitù nel comprensorio vittoriese («dove è troppo basso il numero di aziende che rispettano i contratti collettivi di lavoro e più in generale i diritti e la dignità dei lavoratori») parlano Peppe Cannella e Tano Milazzo di Sinistra europea. «Condividiamo pienamente le preoccupazioni espresse dalla Cgil cittadina –dicono – che c’è in atto un’emergenza nelle campagne di Vittoria, nelle imprese agricole, nei magazzini e nei centri di condizionamento che va dal lavoro nero e mal pagato, che colpisce anche lavoratori italiani, alla riduzione in neo-schiavitù e che in questo caso, però, colpisce soprattutto i migranti clandestini o non in regola con il soggiorno di permesso. La crisi economica del comparto agro-alimentare non può essere un alibi per avallare simili nefandezze. Bisogna indignarsi e denunciare, ma bisogna pure che Inps, Ispettorato del lavoro, istituzioni ed enti locali facciano fino in fondo la loro parte perché gli schiavi esistono in quanto ci sono anche gli schiavisti. L’assurdo – proseguono i due esponenti di Bellaciao – è che questi otto migranti dopo avere trovato il coraggio di denunciare il proprio datore di lavoro, adesso rischino di essere espulsi. Così che in futuro nessuna vittima oserà più ribellarsi agli sfruttatori».
Un altro invito, rivolto però agli imprenditori, viene dal segretario dello Sdi Fabio Prelati «affinché seguano percorsi di legalità perché il lavoro nero colpisce nella dignità, danneggia la parte sana del sistema produttivo ed è la causa prima di evasione fiscale e previdenziale». Il consigliere comunale dei Ds Francesco Aiello «invoca l’intervento dei parlamentari, dei sindaci e del presidente Antoci perché sia concessa la proroga delle giornate lavorative con l’erogazione della relativa indennità per i braccianti».
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