Attualità
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14/08/2007 08:47

Alleanze tra moderati, la parola all’on. Zago

di Redazione

Alleanze tra moderati, la discussione continua. Anche sotto l’ombrellone perchè i leader politici, consapevoli dell’importanza del momento, che a tutti gli effetti può definirsi storico, intendono dire la loro, disegnando scenari futuri sulle possibili aggregazioni che spingono i vari partiti a mettere in mostra le proprie peculiarità, anche ai fini della sopravvivenza in un sistema partitico che dovrebbe essere semplificato e che, invece, rischia di complicarsi. A dire la sua, ultimo in ordine di tempo dopo l’intervento dei giorni scorsi del leader provinciale dell’Udc, Peppe Drago, è il deputato regionale dei Democratici di sinistra, Salvatore Zago. Ma perchè interviene il parlamentare all’Ars? «Perchè la discussione sulle aggregazioni, le prospettive dell’area dei moderati coinvolge complessivamente la classe dirigente di questa provincia e più direttamente il costituendo Partito democratico e/o i suoi pezzi. Voglio dire, quindi, che il problema del rapporto tra centrosinistra con Udc e Mpa è nell’agenda politica non perchè sia imposto da qualcuno, bensì in quanto dettato dalla contingenza».
Quale questa contingenza? «Ci sono tutta una serie di punti – prosegue Zago – che vale la pena di analizzare. Al primo posto, da un lato la maggioranza risicata al Senato, dall’altro i segnali di inadeguatezza dell’attuale sistema politico bipolare, in Sicilia, nel Meridione e quindi anche in provincia di Ragusa. Si ravvisa da più parti la necessità di uno scatto in avanti per riposizionare il Sud d’Italia nell’agenda politica dei Governi nazionali: delittuose le responsabilità dei Governi di centrodestra, deludenti le scelte dei Governi di centrosinistra nei confronti della Sicilia e delle altre regioni meridionali. E allora, la discussione che si è aperta in questi giorni sull’aggregazione dell’area dei moderati e sulle future scelte politiche va subito contestualizzata e ancorata ad alcuni paletti». Quali? «Primo: un conto sono Udc ed Mpa – dice ancora Zago – un altro conto è Forza Italia; le prime due sono forze politiche con le quali si può convergere o meno, allearsi o no, la terza è più un’azienda politica privata il cui leader-padrone impedisce che Fi possa essere recuperata ad un discorso di prospettiva. Secondo: qualsiasi discorso comunque non si può che immaginare con tutto il Partito democratico e non certo con le sue componenti come in questo caso la Margherita. Terzo: non credo che l’obiettivo del Pd possa essere la scomposizione del centrosinistra e l’acquisizione di una linea che permetta la formazione di un’area politica di centro molto ampia che possa atteggiarsi con quella che nella Prima Repubblica veniva chiamata la politica dei due forni, e di volta in volta possa allearsi, a seconda dei risultati elettorali o delle convenienze, ora a destra ora a sinistra. Quarto: le forze che stanno alla sinistra del Pd dimostrano sempre più di avere cultura di governo e fino a quando non si potrà loro rimproverare alcunchè sul piano della democrazia e della difesa delle istituzioni e dell’ordinamento repubblicano, non si capisce perchè debbano o possano essere «scaricate» sull’altare di un neocentrismo che tra l’altro da solo non ha i numeri nè a livello nazionale nè a livello periferico».
Zago sottolinea che occorre, altresì, «fare uno sforzo per ricordare e constatare che il Pd nasce e sarà partito di centrosinistra e non di centro. Tuttavia voglio aggiungere che la discussione in corso scaturisce, come pare, da un intento nobile, quello di meglio rispondere al bisogno di sviluppo e di crescita dei nostri territori e delle nostre popolazioni; allora non si può che tornare a confrontare i propri punti di vista, magari dopo la pausa ferragostana, certamente con un occhio al 14 ottobre, e l’altro all’evoluzione del quadro politico nazionale». Zago ha inteso mettere a fuoco, insomma, il discorso, non da trascurare, dell’aggregazione. «Poi insomma – ribadisce – se scarichiamo la sinistra e imbarchiamo l’Udc o l’Mpa, deve essere tutto il Pd, tutto il centrosinistra a guardare verso nuove prospettive, anche per motivi di sopravvivenza, con i nuovi alleati».