Giudiziaria
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04/01/2018 12:49

Ambulanza della morte: C’è un altro sospettato

E' già stato arrestato Davide Garofalo

di Irene Savasta

ambulanza della morte
ambulanza della morte

Adrano – Il caso è stato clamoroso: ambulanzieri che uccidevano malati terminali o anzini gravi in ambulanza pur di guadagnare qualche centinaio di euro dai funerali. Il 21 dicembre del 2017 tutta Italia conobbe quella che i media hanno ribattezzato “Ambulanza della morte”. Oggi, c’è addirittura un altro sospettato nel caso degli anziani assassinati con iniziezioni d’aria all’interno delle ambulanze di Adrano e Biancavilla: si tratta di A.S., un ambulanziere e sul suo conto, per ora, ci sono solo le testionianze messe a verbale che raccontano di come il giovane avrebbe commesso alcuni omicidi proprio insieme a Davide Garofalo, barelliere, poi arrestato. Uno dei testimoni, un altro autista di ambulanze, ha dichiarato di vedere come l’avambraccio sinistro dei pazienti era scoperto fino al gomito: “Posso altresì riferire che prima di iniettare l’aria in vena, sia il Garofalo che A.S. abbassavano il lenzuolo, alzavano leggermente la manica del braccio dove vi era l’ago della flebo, inoltre venivano sempre usati i guanti in lattice che insieme alla siringa venivano gettati nel contenitore apposito”. Questo, quanto messo a verbale. Una testionianza che sarebbe  stata riscontrata da un testimone, G.M.: “Appena l’ambulanza si è fermata sotto casa, ricordo nitidamente che, entrando all’interno dell’ambulanza notavo che la parte sinistra del corpo di mio padre era scoperta, mentre tutta la restante parte del corpo era coperta come in precedenza descritto. Per essere più preciso ricordo che l’avambraccio sinistro era scoperto fino al gomito”.

I casi sospetti sono cinque: il decesso di Domenica R., avvenuto il 6 settembre del 2012: alla figlia era stato impedito di salire sull’ambulanza con la madre, la morte di Vincenza E., avvenuta il 21 luglio del 2016, il figlio ha dichiarato che la donna era deceduta durante il trasporto in ambulanza nonostante le sue condizioni di salute non fossero così gravi. Il terzo caso è quello di Carmelina B. deceduta nel maggio del 2012.

Le figlie  hanno dichiarato che la donna ha perso la vita sempre durante il trasporto in ambulanza. Anche in questo caso, per il trasporto, era stato contattato A.S., che si era rifiutato di far salire una delle figlie a bordo. Durante quel misterioso tragitto, all’improvviso, l’ambulanza si fermava e le figlie scoprivano la madre col braccio penzolante, la schiuma bianca alla bocca, mentre gli ambulanzieri praticavano il massaggio cardiaco. Un quarto caso, riguarda la morte di Francesca C., avvenuto sempre nel 2012, in ambulanza sarebbe stato presente sempre il sospettato, le figlie hanno dichiarato che la donna non fosse in condizioni così gravi da far temere il decesso improvviso.

Dopo il decesso, gli ambulanzieri, compreso il sospettato, avrebbero fatto “pressioni sia per la vestizione del cadavere, sia per la scelta della ditta che doveva effettuare il funerale”. La vestizione avrebbe comportato, come emerso dalle indagini, maggiori guadagni per gli ambulanzieri accusati di omicidio.

C’è un quinto caso a carico di A.S., riguarda la morte di Alfia S. avvenuta nel 2012. Dalle risultanze sembra ripetersi sempre lo stesso copione.