Un articolo di marco Sammito, apparso su La Sicilia
di Marco Sammito
Modica – Illustratore, registra, scenografo e scrittore di copioni teatrali e di sceneggiature cinematografiche. Angelo Ruta, 43 anni modicano di nascita ma ormai milanese di adozione, non rientra in quel perimetro di personaggi che possiamo etichettare come poliedrici. “Sono tre strumenti di un unico modo di esprimersi. Cambia solo la forma” spiega con voce pacata, all’altro capo del telefono. Un artista di sicuro lo è.
A diciannove anni decide di lasciare Modica con le sue comodità e gli affetti e andare su a Milano dove vive e lavora. Ha frequentato il Corso di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, il Corso Superiore di Illustrazione e Fumetto del Castello Sforzesco e il Corso di formazione professionale per la Tecnica Cinetelevisiva.
Opera nella Milano di oggi che offre e pretende anche tanto dove “hai la sensazione – confessa Angelo Ruta – di non farcela perché ti viene a mancare il tempo”. Quella dimensione tempo che ritrova nella sua Sicilia dove “il tempo sembra scorrere più lento e ti dà la sensazione e l’illusione di poter vivere di più”. Il palmares maturato in questi anni ripaga un talento siciliano al nord che toglie, oggi per fortuna, contorno e contenuto ad una iconografia dell’emigrato intellettuale degli anni Cinquanta e Sessanta così disilluso quasi disperato, alla ricerca di un eldorado ideale dove esprimersi e far successo; ci allontana, insomma, dal quel modello che ci è stato raccontato e consegnato dalla migliore filmografia neo realista.
Angelo Ruta ha le sue filosofie artistiche, semplici perché efficaci: “Ci sono cose che si dicono meglio con un disegno, oppure con una regia teatrale o cinematografica. Bisogna vedere come il messaggio, secondo un immaginario collettivo, arriva prima alle persone.”
Qual è il tuo immaginario collettivo?
Lo sto inseguendo da tanti anni e non so se lo raggiungerò veramente. Ci sono idee che hanno successo e altre no.
Ti senti un’artista realizzato?
Posso dire che sono contento di quello che faccio. I bilanci, si sa, si tracciano a fine carriera e penso di essere ancora lontano da quel traguardo. So per certo che non intendo fermarmi.
Le idee dunque. Sono quelle che muovono il mondo, soprattutto in terra di arte dove meglio si esprime l’oggettivazione dell’oggetto. Angelo, insegui ancora idee?
Certo. Cerco di raccontare archetipi. In fondo sono quelli che l’umanità narra da quando ha scoperto la scrittura. Trovo oggi necessario e ineludibile un aggiornamento avendo a riferimento l’impegno civico e civile del nostro operare nella società.
Quali riferimenti ti aiutano nelle ispirazioni e quindi nel lavoro?
Il ricordo. La memoria. Un momento fondamentale è quello dell’infanzia che ho vissuto in Sicilia. In quell’idea, in quei ricordi, trovo spesso riferimento.
A proposito di infanzia, ma quanto ti manca Modica?
Di recente mi manca poco. La distanza, oggi avvicina molto. Nei primi tempi sentivo di più il distacco. In questi anni scendo giù più spesso e devo dire che questo mi fa avvertire meno la distanza.
Come ti aiuta l’essere modicano, tra tanti che oggi ci vivono a Milano?
Credo che mi aiuti molto. Il nostro senso forte dell’ironia, dell’accettazione di se stessi dell’adeguarsi, mi ha aiutato molto.
Oggi si parla e si scrive spesso di giovani intellettuali siciliani in possesso di solidi titoli che fuggono via dall’isola
per cercare fortuna al nord o all’estero. La cronaca li etichetta “cervelli in fuga” se non si considerano addirittura cacciati. Cosa ne pensi?
Posso dire che non mi considero un cervello né in fuga né cacciato, mi qualifico come un artigiano che non poteva fare le cose che fa a Modica. Ci sono lavori che trovano un adeguato impiego in città come Milano. Non rimpiango nulla e francamente non mi sono mai sentito rifiutato.
Ti viene in mente qualche volta il desiderio di realizzare qualche cosa nella tua città?
Prima o poi realizzare uno spettacolo o meglio un film ambientato a Modica. Ma in modo diverso rispetto a come la città è stata vista dai registi che dal dopoguerra ad oggi sono approdati lì per “girare”.
Come interpreti, allora, il significato della location?
Modica nella filmografia, anche quella di maggiore successo, non è stata molto rappresentata, non è stata colta nella sua essenza. Ci si sofferma sempre nel suo significato estetico, straordinario senza dubbio, ma non è carpita nella sua essenza.
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