di Redazione

ROMA, 16 NOV Più di 2000 iscritti e 100 tavoli
di confronto in altrettante località. Tutti insieme per scrivere
il ‘programma’ del turismo in casa e proporre un patto per la
sostenibilità alla politica. È 100 case 100 idee, primo grande
evento partecipativo diffuso che dalle grandi mete come Milano e
Roma, passando per borghi e provincie, fino a paesini piccoli
come Bubbio, in Piemonte, 800 anime appena, ha riunito oggi per
la prima volta il popolo degli host di Airbnb, coloro, cioè, che
hanno scelto di aprire le porte della propria casa a turisti e
viaggiatori.
“C’è chi, come noi, è riunito in grandi sale, ma anche chi si
ritrova nel salotto di casa”, spiega all’ANSA Marzia Midulla,
architetto, oggi tra gli host organizzatori dell’evento a Roma.
“Io ho cominciato aprendo la mia casa per pagare il mutuo. Ora
ho una società che gestisce una trentina di appartamenti”,
racconta insieme a Francesca Valenza, host pugliese, da 18 anni
nella capitale, anche lei nel team degli organizzatori. “Il
fenomeno è molto cresciuto dicono Qualcuno ha ancora qualche
pregiudizio, ma siamo i primi ambasciatori delle bellezze delle
nostre città. Importantissimo, poi, è l’indotto che i nostri
ospiti lasciano nei negozi, al supermercato, nei bar, nei
servizi intorno alle nostre case, che non per forza sono in
pieno centro o al Colosseo”.
E a guardare i numeri il fenomeno del turismo in casa è ormai
diffusissimo in Italia. Solo su Airbnb si contano circa 200mila
host registrati e 450mila annunci. Negli ultimi 12 mesi sono
stati 11 milioni i viaggiatori che da tutto il mondo hanno
soggiornato in Italia grazie alla piattaforma (+19%), con una
permanenza media di 3,6 giorni. E nel 2018 hanno lasciato sul
territorio 5,4 miliardi di euro.
Centrali in quelle che oggi sono state ribattezzate le
“primarie dell’ospitalità” sono il proprio diritto alla
rappresentanza e a diventare un interlocutore stabile di governo
e amministrazioni pubbliche. Ma anche temi come il rispetto
dell’ambiente, pagamenti digitali, il “si” all’adozione di un
codice identificativo unico per la ricettività antiabusivi,
come previsto dalla normativa, unito però a una svolta in tema
di semplificazione delle regole.
“Un evento partecipativo grande e diffuso come questo non
credo si sia mai visto nel nostro Paese commenta Giacomo
Trovato, Country Manager di Airbnb Italia Solo in Italia,
negli ultimi 3 anni i pernottamenti di turisti internazionali
sono cresciuti di 24 milioni: se è stato possibile sostenere
questa crescita, è anche grazie al turismo in casa”. E girando
ai tavoli, oltre a discussioni e proposte si intrecciano anche
le storie. Come quella di Alessandro Coco, 33 anni, una laurea
in Legge. “Ho capito presto che non era il tempo per quella
professione racconta Per fortuna c’era una casa di famiglia
e da quattro anni l’host è il mio lavoro. È una grande occasione
per chi ha la mia età e vuole reinventarsi”. Al suo fianco,
Daniela Mori, che grazie ai turisti oggi può “sostenere la mamma
in una casa di riposo e garantirle una vecchiaia dignitosa. Con
la sua pensione ammette non ci saremmo mai arrivati”. E poi
ancora, Marino De Rosa, medico ospedaliero, che ha colto
“l’occasione per conoscere persone da tutto il mondo”. Livia
Mammarella, che da quando è host ha scoperto “anche un nuovo
modo di viaggiare con tutta la famiglia”.
Il programma frutto dei lavori della giornata, che ha visto
anche la partecipazione di numerosi assessori, diventerà ora la
base per un Manifesto per il Governo che fisserà i principi
dell’impegno della community per un’ospitalità in casa
responsabile, e proposte concrete per le singole città, da
rivolgere alle istituzioni locali, regionali o nazionali.
(ANSA).
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