Coinvolte 18 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d'asta e corruzione
di Redazione
Palermo – La procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone- tra cui l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro e il parlamentare di Noi Moderati Saverio Romano – accusate a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. I carabinieri del Ros hanno notificato a tutti l’invito a comparire davanti al gip per l’interrogatorio preventivo. Solo dopo l’interrogatorio il gip deciderà se accogliere o meno la richiesta di domiciliari avanzata per Cuffaro e per gli altri e se chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere per Romano.
A diversi indagati, tra cui l’ex presidente della Regione, i militari dell’Arma hanno notificato anche un decreto di perquisizione disposto dai pm. Cuffaro e Romano sono coinvolti in un’inchiesta della Procura, guidata da Maurizio de Lucia, su appalti pilotati. Coinvolti anche diversi funzionari pubblici e Vito Raso, autista e uomo di fiducia dell’ex governatore.
Cuffaro, ora presidente nazionale della Nuova Dc, è stato condannato a 7 anni (il verdetto è diventato definitivo nel 2011) per favoreggiamento alla mafia e ha lasciato il carcere nel 2015 dopo averne scontati 4 e 11 mesi grazie all’indulto di un anno per i reati «non ostativi» e lo sconto previsto dalla liberazione anticipata per buona condotta; Romano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, fu prosciolto nel 2012 dal gip con la vecchia formula dell’insufficienza di prove.

Chi sono i 18 indagati
I 18 indagati sono Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Caltagirone, l’ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia Roberto Colletti, Totò Cuffaro, Maroco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Carmelo Pace, capogruppo all’Assemblea regionale Siciliana della Democrazia cristiana, l’ex braccio destro di Cuffaro Vito Raso, Saverio Romano, Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro.
Il legame politico tra Cuffaro e Romano, ex ministro dell’Agricoltura del governo Berlusconi originario di Belmonte Mezzagno, è durato trent’anni: cresciuti nella Democrazia cristiana, entrambi, in anni diversi, segretari regionali dei giovani Dc, entrambi “figli” del vecchio potente ex ministro agrigentino Calogero Mannino. Quindi il passaggio dei due all’Udc. Poi l’uscita di Romano dal partito di Casini, la fondazione del Pid, il sostegno a Berlusconi e la nomina a ministro seguita da un inatteso comunicato del Quirinale che faceva trapelare tutto l’imbarazzo del Colle per una scelta inopportuna in presenza di un’inchiesta per mafia in corso, poi conclusasi con l’assoluzione per insufficienza di prove. Ma l’amicizia tra i due vecchi democristiani, nonostante le diverse strade politiche prese, non è mai venuta meno.
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