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10/08/2021 16:44

Sicily Folk Fest, l’11 agosto la Notte Folk al Castello di Donnafugata

L'11 agosto, a partire dalle ore 21, al Castello di Donnafugata di Ragusa con l’iblea Compagnia Faciti Rota e l’etneo-messinese ensemble de I Beddi musicanti di Sicilia

di Redazione

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Sicily Folk Fest, l'11 agosto la Notte Folk al Castello di Donnafugata
Sicily Folk Fest, l'11 agosto la Notte Folk al Castello di Donnafugata

Ragusa – Notte Folk mercoledì 11 agosto, a partire dalle ore 21, al Castello di Donnafugata di Ragusa con l’iblea Compagnia Faciti Rota e l’etneo-messinese ensemble de I Beddi musicanti di Sicilia, evento che fa parte del Sicily Folk Fest, ottava edizione della rassegna itinerante in varie piazze siciliane, organizzata dall’associazione Tamburo di Aci, con la direzione artistica di Davide Urso, dedicata alle migliori espe-rienze musicali del nuovo folk e della world music Made in Sicily. Ingresso € 10 su prenotazione al 389.8093766 (solo 200 posti).

Compagnia Faciti Rota. “Faciti Rota” è un invito a disporsi in cerchio, donne e uomini, e a iniziare le danze. Questa frase ha dato il nome alla compagnia iblea, che fa capo a Saro Tribastone e a Turi Dipasquale, che organizza e accompagna le feste da ballo, alternando brani cantati della musica di tradizione orale della Sicilia, con brani tipici strumentali di accompagnamento del ballo, con il culmine nella con-traddanza siciliana, che si balla in coppia formando un cerchio.
Gli strumenti utilizzati sono estremamente suggestivi e caratterizzano le musiche di tradizione del Sud Italia e dell’area mediterranea: la fisarmonica, la chitarra battente, il marranzano, il mandolino, i tamburi a cornice, il friscaletto, le castagnette e l’organetto. Le musiche e i canti sono scanditi dai ritmi eseguiti sui tamburi a cornice, tipici della tradizione dei balli siciliani e delle tarantelle.

I Beddi Musicanti di Sicilia. Nel titolo del loro ultimo album c’è tutto lo spirito di una delle formazioni più dinamiche del folk-world music Made in Sicily: “Non chiamateci folksinger”. Loro sono i Beddi Musicanti di Sicilia – Mimì Sterrantino voce, chitarra acustica, chitarra battente, chitarra a dodici cor-de, mandolino, ukulele, armonica; Giampaolo Nunzio voce, organetto, zampogna, friscalettu, flauto traverso, bouzouki, marranzano; Davide Urso tamburi a cornice, mandolino, cori, marranzano; Fran-cesco Frudà chitarra elettrica, chitarra a dodici corde; Alessio Carastro batteria, djambè, percussioni; Pier Paolo Alberghini contrabbasso, Ottavio Leo fonico e produttore artistico.

Tre parole per distinguersi; tre parole per sganciarsi dalle etichette, per togliersi dalle spalle quella polvere fatta di note scontate; tre parole decise, chiare e a tratti, rabbiose. La rivoluzione de I Beddi, iniziata anni or sono, continua e si rivela ancor più palesemente all’interno del nuovo album “Non chiamateci folksinger”; una rivoluzione adesso manifesta che sa di ribellione, una sommossa disciplinata contro ogni qualsivoglia classificazione artistica o musicale. I Beddi Musicanti di Sicilia sono espressione unica del “Sicily Unconventional Folk”, il folk siciliano non convenzionale, un genere innovativo e moderno. La band è costruita attorno a musicisti poliedrici appartenenti a mondi artistici e musicali differenti; il risultato è un folk leggero che sconfina nel blues, nel cantautorato più celebrato in Italia, nel country americano, nel jazz e in molte altre espressioni musicali apparentemente lontane dal folk tradizionale siciliano.
Davide Urso: «Proviamo oggi a liberarci da ogni tipo di etichetta, da ogni classificazione dell’arte, della cultura musicale. Noi siamo cresciuti raccontando uno spaccato della musica, delle tradizioni e della cultura della nostra meravigliosa isola, la Sicilia. Ma poi abbiamo avuto negli anni il piacere di evolverla questa musica, di plasmarla, di farla nostra, di renderla più moderna. E siamo arrivati a costruire un genere diverso. Quello che noi chiamiamo il Sicily Unconventional Folk. Noi crediamo che la musica sia immensa, e non possa essere classificata, è musica e basta. “Non chiamateci folksinger” è un modo nuovo di concepire la world music, è una sintesi del nostro percorso artistico lungo 15 anni, sonoro e musicale».