di Redazione


“E’ notte a Vittoria, 25 km da Ragusa, quando un tipo tozzo si accosta al tir in partenza per Milano.
Piazzale del primo ortomercato alla produzione d’Italia: «buonasera» dice l’uomo, e si fa consegnare 300 euro. E’ la tassa imposta dalla mafia per “lasciare” partire il carico di frutta e verdura.
L’alba all’ortofrutticolo di Milano, il più grande centro di smistamento del Mediterraneo: la luce filtra tra i bancali. Il funzionario di una cooperativa già nel mirino della Dda sta decidendo chi e come otterrà lavoro nero l’indomani, e con quale ricatto. E’ mattina al Maap, il mercato agroalimentare di Padova, il più grande snodo dei traffici con l’Est.
Qui l’illecito indossa abiti eleganti: negli stand di alcune aziende in crisi fanno capolino accenti di città lontane. Calabresi e siciliane.
Milano, Vittoria, Padova, il “triangolo delle primizie”. La vecchia e nuova rotta lungo la quale si muove l’economia legale dell’ortofrutta e quella illegale dei capitali infetti. L’asse che permette di movimentare, assieme alle primizie, grosse partite di droga. Tre mercati che fanno quasi la metà del comparto agroalimentare italiano, pari a 8 miliardi annui. Superano i 3 miliardi di fatturato, un milione e 800 mila tonnellate di merce movimentata, 10 mila lavoratori e 400 operatori. Ognuno deve avere il certificato antimafia. Ma spesso è solo un paravento dietro il quale si nascondono i soci occulti dell’economia malavitosa. Come ha rivelato l’ultima inchiesta della Dda milanese, coordinata dal pm Laura Barbaini, che a maggio ha disarticolato il clan calabrese dei Morabito- Bruzzaniti – Palamara…”
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