di Redazione
Motivi di rivalità personale e criminale hanno condotto all’omicidio di Giuseppe Drago, freddato da colpi di fucile e di pistola nella serata di domenica scorsa in un quartiere popolare di Scicli (Rg), sparatoria nel corso della quale erano rimaste ferite una bimba di 10 mesi e la madre di 19 anni.
A finire in manette sono stati Ferrante Antonino, palermitano residente a Scicli, 37enne pregiudicato, le sorelle Ferrante Elena, 33enne, e Ferrante Maria, 40enne pregiudicata, anch’esse native di Palermo, e Pacetto Giovanni, 20enne di Scicli. Tutti rispondono, a vario titolo, di “omicidio aggravato in concorso” e “detenzione illegale di armi”.
Antichi rancori e rivalità vedevano dunque contrapposti i due pregiudicati Drago e Ferrante Antonino, che in particolare negli ultimi tempi avevano avuto contrasti sempre più forti, sfociati spesso in reciproche aggressioni fisiche.
L’epilogo giunge tuttavia nella serata stessa di domenica 28 ottobre, allorquando Giuseppe Drago tenta di dare fuoco al chiosco adibito a rivendita di ortofrutta gestito da Antonino Ferrante, per poi recarsi a casa della madre dello stesso ferrante, minacciandola di morte ed aggredendola con una pietra lanciata su una finestra dell’abitazione, che la ferisce lievemente.
La reazione giunge immediata. Insieme a Pacetto Giovanni, che procura loro le armi, i fratelli Ferrante premeditano l’omicidio: i 3 Ferrante, a bordo di un’autovettura, vanno alla ricerca di Drago, che intercettano a bordo del proprio scooter, mentre fa rientro a casa. Sono circa le 20.30 quando Drago, sceso dal motociclo proprio sotto la propria abitazione nel quartiere Jungi di Scicli, si trova di fronte Ferrante Antonino, armato di fucile a canne mozze che, secondo una prima ricostruzione, subito esplode un colpo che attinge il drago agli arti inferiori, colpendo di striscio anche una donna e la figlia di 10 mesi, che fortunatamente riporteranno solo lievissime lesioni.
Ferito, Giuseppe Drago si rialza e si fa incontro al suo aggressore, quando Ferrante Elena, armata di pistola cal. 7,65, esplode all’indirizzo del predetto 2 ulteriori colpi, verosimilmente quelli che risulteranno fatali.
I 3 risalgo quindi sulla vettura e si danno alla fuga, lasciando poi le armi al Pacetto con il preciso compito di nasconderle, per poi fare ritorno tutti presso le rispettive abitazioni.
I sospetti si sono indirizzati fin da subito sulla famiglia Ferrante, tanto che i militari li raggiungevano nell’immediatezza dei fatti, conducendoli presso la caserma di Scicli, unitamente a Pacetto Giovanni, trovato in loro compagnia.
Interrogati senza soluzione di continuità, nella prima mattinata del 29 ottobre si veniva a capo della vicenda, ricostruendo gli eventi così come narrati, procedendo di conseguenza all’arresto dei 4, nonostante continuassero a negare ogni responsabilità.
Solo dopo aver avuto notizia dell’arresto e compresa l’entità degli elementi probatori raccolti dai militari, Ferrante Antonino decideva di confessare l’esecuzione dell’omicidio.
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