di Redazione

La conferenza del presidente della Provincia e dei sindaci mette fine, dopo quasi otto mesi, ai “contorcimenti” sull’Ato idrico ed annulla, a larga maggioranza, il 64,28 per cento delle quote, la gara per la scelta del partner privato. Ieri pomeriggio, in poco più di un’ora, alla presenza della quasi totalità dei soci, pari al 97,51 per cento, mette fine ad un lungo “teatrino”, caratterizzato da contraddizioni politiche mascherate spesso da schermaglie tecniche. La prima votazione a favore dell’annullamento della gara risaliva alla conferenza dei sindaci del 26 febbraio di quest’anno. Ma poi ci ci furono le amministrative ed i tempi si allungarono ulteriormente, fino ad arrivare, tra fughe e rinvii, alla decisione di ieri pomeriggio alla presenza di una folta delegazione di associazioni e movimenti che nel 2006 come quest’anno si erano strenuamente battuti per l’annullamento della gara.
Anche ieri, tuttavia, non sono mancati i distinguo del Comune capoluogo, di Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo e Giarratana, oltre che di Santa Croce Camerina, che si sono astenuti con motivazioni diverse sulla delibera di annullamento della gara, che ora dà mandato al presidente della Provincia Franco Antoci di dare seguito alle decisioni assunte dalla conferenza dei sindaci. L’unico Comune assunte quello di Acate (il sindaco Giovanni Caruso, questa la motivazione ufficiale, era impegnato in consiglio comunale). Mentre il vicesindaco di Ispica Tringali, pur essendo presente poco prima dell’inizio della seduta, non ha poi partecipato ai lavori, presieduti dall’assessore provinciale Salvo Mallia.
Il dibattito di ieri pomeriggio non ha tuttavia risparmiato all’uditorio ulteriori tecnicismi, come pure seri interrogativi sull’utilità dell’istituzione Ato idrico nella gestione dell’acqua. L’assessore di Ragusa Giancarlo Migliorisi ha giustificato l’astensione sciorinando un parere dell’Avvocatura del Comune che «esclude che la conferenza dei sindaci possa adottare il provvedimento». Mentre il sindaco di Chiaramonte Gulfi Giuseppe Nicastro ha spiegato che l’astensione è legata alla necessità di «tutelare i cittadini di Chiaramonte da eventuali conseguenze che scaturiranno dalla decisione di annullare la gara». Per Nicastro è invece importante rivedere il piano d’ambito». Quindi, il de profundis della funzione svolta dagli Ato: «Sono inutili».
Una riflessione sviluppata anche dal sindaco di Giarratana Pino Lia. «Vorrei uscire – ha ammesso – dall’Ato idrico. Nel nostro comune la gestione del servizio è su buoni livelli, i contatori funzionano. Rischiamo di fare la fine del vaso di terrocotta tra vasi di ferro. Non vorremmo che al danno si aggiungesse la beffa».
Ma nella conferenza dei sindaci c’è stato però chi ha invece sottolineato la valenza politica della decisione. L’assessore di Comiso Luigi Bellassai: «Una scelta – ha sottolineato – che poteva essere assunta già otto mesi fa, evitando lo svilimento del nostro ruolo rispetto all’opinione pubblica iblea». Mentre il sindaco di Pozzallo Giuseppe Sulsenti ha ribadito la necessità che «il territorio possa fare le sue scelte altrimenti si rischia di sottostare ai “ricatti” di Acoset», l’unica società rimasta in gara che ha fatto ricorso al Tar, sul quale si è soffernato il Rup (responsabile unico del procedimento), il dirigente della Provincia Francesco Frasca.
La battaglia per l’acqua pubblica
Il braccio di ferro sulla privatizzazione dell’acqua ha inizio nel 2006, quando anche i Comuni che, in un primo momento si erano dichiarati favorevoli alla società mista, si rendono conto, anche sulla spinta delle pressione di movimenti ed associazioni, partiti (Rifondazione comunista) e sindacati (Cgil), che l’ingresso del privato rischia di ledere un diritto fondamentale come l’acqua. Ma la procedura è già partita e presto si arriva al bando di gara per la scelta del partner privato. A rimettere tutto in discussione è la modifica del bando, che lascia in gara solo l’Acoset. Alla fine emergono interrogativi sulla legittimità della gara, che spingono la conferenza dei sindaci prima alla sospensione della stessa e, quindi, all’annullamento.
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