La sentenza della Cassazione su uno strano caso di adulterio
di Redazione
Bari – La rivelazione alla persona tradita della relazione adulterina, da parte dell’amante del partner, può essere usata come strumento per fare del male e, quindi, come condotta penalmente perseguibile. La curiosa sentenza, riferita a un caso accaduto nel capoluogo pugliese, è stata emessa lo scorso primo aprile dalla Cassazione, e non è uno scherzo: il riferimento del dispositivo è Cass. pen., sez. VI – 3, ud. 21 gennaio 2022 (dep. 1° aprile 2022), n. 12013.
Per la Corte costituisce reato di molestie inviare alla moglie tradita le foto intime del marito, tra le braccia dell’amante. Gli episodi hanno riguardato una donna che, per puro dispetto, le inviava più volte, tramite WhatsApp, immagini degli incontri amorosi col coniuge. Secondo i supremi giudici, è evidente il disturbo arrecato alla povera moglie in quanto la condotta è stata reiterata nel tempo e il fine quello di infastidire la vittima. All’amante dispettosa non è stata accordata nemmeno la non punibilità per la tenuità del fatto, considerato il reale dolore arrecato alla persona offesa.
Il verdetto si pone nel solco tracciato dalla precedente giurisprudenza di legittimità, secondo cui anche l’invio di alcuni sms al coniuge tradito, per informarlo dell’adulterio, costituisce il medesimo reato di molestie. Nelle fattispecie più gravi può configurarsi perfino lo stalking, quando la persecuzione avviene tramite sms, telefonate e pedinamenti, provocando nella vittima ansia o costringendola a cambiare le proprie abitudini.
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