di Ansa

I due arrestati per terrorismo, su
ordinanza del gip di Milano Fabrizio Filice, residenti in due
città diverse dell’hinterland milanese, tra i 40 e 50 anni e con
lavori nel settore delle pulizie (uno dipendente di un’impresa,
l’altro titolare ma con società ora chiusa), erano in contatto
tra loro. Uno, anzi, avrebbe indottrinato l’altro, stando alle
indagini. A carico del secondo, in particolare, è stato
rintracciato online il suo giuramento scritto e rinnovato di
fedeltà e sottomissione all’Isis.
Entrambi, stando alle indagini partite nel 2021 da analisi
della Polizia postale di Perugia e dell’Osint (Open source
intelligence), avrebbero inviato i loro messaggi, soprattutto
commenti anche a video di massacri e attentati dell’Isis, su
gruppi Telegram, WhatsApp e Facebook per fare proselitismo e
propaganda, dichiarandosi “terroristi” dell’Isis. Anche
“minacce” alla premier Giorgia Meloni sarebbero state
rintracciate nelle chat.
L’inchiesta, in cui già erano state svolte perquisizioni, si
è concentrata soprattutto sull’analisi dei messaggi contro
l’Occidente, tra cui appunto anche le minacce ad “organi
istituzionali”, e a favore dello Stato islamico e sul supporto
attraverso finanziamenti inviati dai due per sostenere
l’estremismo islamico. In particolare, i due avrebbero inviato
soldi a donne rimaste vedove perché i loro mariti erano morti in
contesti di guerra. E’ stato accertato che avrebbero mandato
denaro anche ad un uomo che, secondo indagini statunitensi,
farebbe parte dell’Isis.
Non sono emersi nell’indagine, da quanto si è saputo,
progetti specifici di preparazione di attentati. Ai due, con gli
arresti di oggi, sono stati sequestrati i telefoni e i
dispositivi informatici e gli investigatori ora potranno
analizzare anche se la loro attività di proselitismo sia
aumentata o meno negli ultimi giorni con la guerra
israelo-palestinese in corso e dopo i fatti del 7 ottobre.
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