Roma - Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei 270.000 bancari italiani è stato firmato nel pomeriggio di giovedì 23 novembre dall’Abi, dal gruppo Intesa Sanpaolo e dai segretari generali di Fabi, Lando Maria Sileoni, First Cisl, Riccardo Colombani, Fisac Cgil, Susy Esposito, Uilca, Fulvio Furlan, Unisin, Emilio Contrasto, dopo cinque mesi di trattative. Il nuovo contratto scadrà il 31 marzo 2026. L’accordo, che dovrà essere votato dalle assemblee dei lavoratori, prevede un aumento medio mensile di 435 euro della retribuzione, a partire da dicembre, e il pagamento degli arretrati per il periodo luglio-novembre di quest’anno con una media di 1.250 euro (qui, le tabelle con gli aumenti per categoria, dai dirigenti agli impiegati). L’aumento verrà pagato in quattro quote a partire da dicembre che conterrà anche la una tantum per gli arretrati. Nella busta paga di dicembre quindi i bancari si troveranno circa 1.600 euro in più a dicembre, vale a dire i 250 di aumento più un altro centinaio per la tredicesima, più i 1.250 euro di arretrati. L’aumento di 435 euro sarà così suddiviso: 250 euro, pari al 57,5% a dicembre, 100 euro (23%) a settembre 2024, 50 euro (11,5%) a giugno 2025 e 35 euro (8%) a marzo 2026.
Orario lavoro ridotto di 30 minuti
L’orario di lavoro settimanale viene ridotto, a partire dal 1° luglio 2024, da 37 ore e mezza a 37 ore, con una diminuzione di 30 minuti complessivi.I sindacati avevano chiesto una riduzione dell’orario di lavoro di 2 ore e mezzo alla settimana. Inoltre sale da 8 a 13 il numero delle ore per la formazione retribuita.
La fungibilità dei quadri direttivi
Per i quadri direttivi è stata concordata la piena fungibilità. Non sono state accolte, invece, le richieste delle banche sui trasferimenti: restano a 52 anni e a 50 chilometri i limiti oltre i quali l’azienda deve ottenere il consenso del dipendente.
Gli aumenti per categoria
L’aumento medio degli stipendi sarà di 435 euro mensili. Più in dettaglio: il quadro direttivo di quarto livello passerà dagli attuali 4.575,56 euro ai 5.160,06 euro a regime (marzo 2026), il terzo livello andrà da 3.899,01 euro a 4.396,88 euro, il secondo livello da 3.483,38 a 3.965,48 euro a euro; il primo livello da 3.283,73 euro a 3.743,21 euro. Nella terza area professionale: al quarto livello si passerà da 2.906,90 euro a 3.341,90 euro; al terzo livello da 2.684,20 euro a 3.059,49 euro; al secondo livello da 2.535,88 euro a 2.890,41 euro; al primo livello da 2.405,97 euro a 2.742,34 euro. Chi, infine, è inquadrato nell’area unificata salirà da 2.175,31 euro a 2.479,45 euro.
Gli arretrati per categoria
Il livello medio di arretrati è pari a 1.250 euro (250 euro per cinque mesi) corrispondente alla terza area professionale 4° livello retributivo. Partendo dai quadri direttivi, le una tantum saranno: 1.679,60 euro per i quadri direttivi di quarto livello 1.459 euro, per i quadri direttivi di terzo livello 1.385,35 euro per i quadri direttivi di secondo livello e 1.320,35 euro per quelli di primo livello. Nella terza area professionale si passa a: 1.250 euro per il quarto livello, 1.078,40 euro per il terzo livello, 1.018,75 euro per il secondo livello, 966,60 euro per il primo livello. Chi si trova nell’area unificata invece avrà una una tantum di 873,95 euro.
Incentivi per assunzioni di under 36 e per il Sud
Il nuovo contratto amplia le possibilità di ricorso al il Fondo per l’occupazione , da parte delle banche, per favorire il ricambio generazionale e far crescere l’occupazione al Sud. L’importo che il Foc riconosce alle banche passa da 2.500 euro a 3.500 euro per le assunzioni di giovani fino a 36 anni (il limite era 32 anni), persone con disabilità, disoccupati di lungo periodo, lavoratori in mobilità, cassaintegrati. Inoltre, ai lavoratori in servizio che accettano la riduzione dell’orario di lavoro, compensata con assunzioni, verrà pagato, per un massimo di 36 mesi, un importo pari al 25% della differenza di retribuzione. Il Foc, inoltre, agevolerà ulteriormente le assunzioni nelle regioni del Mezzogiorno grazie a un aumento dell’importo annuo, erogato in favore delle banche, che sale da 3.500 euro a 4.500 euro più ulteriori 1.000 euro se la sede di lavoro coincide con la provincia di residenza.