Se ne parla da tempo immemore, ora ci stiamo arrivando a far davvero fuori la carta d’imbarco e i documenti d’identità, per quanto digitalizzati o memorizzati nello smartphone o nello smart watch, e a salire in aereo usando il nostro volto come lasciapassare. Secondo l’Air Transport IT Insights 2023, pubblicato proprio dalla società che sviluppa soluzioni tecnologiche per vettori e scali aeroportuali, il 70% delle aerolinee globali impiegherà un qualche tipo di identificazione biometrica entro il 2026 e il 90% degli aeroporti sta investendo in tecnologie di questo genere. Che velocizzano gli imbarchi, ma sollevano perplessità su controlli, riservatezza e tracciamento di aziende private e governi.
Alcuni esempi li ha raccolti di recente il New York Times. Delta Air Lines ha lanciato un programma, rivolto per ora a viaggiatori selezionati, insieme alla Transportation Security Administration statunitense all’aeroporto La Guardia di New York, per i controlli di sicurezza e imbarco attraverso il riconoscimento del volto. Il Times spiega che secondo gli esperti il 2024 potrebbe essere l’anno della svolta, in questo senso. Grazie a tecnologie che verranno declinate nei modi più diversi: forse l’esperienza della passeggiata senza alcuna interruzione dal marciapiede alla porta dell’aereo non sarà così diffusa ma in Europa e in Asia si stanno diffondendo gate d’imbarco abilitati, sistemi per i bagagli e chioschi self-service per le formalità d’immigrazione. Soluzioni ancora più snelle del ben noto programma TSA PreCheck statunitense che pure verrà ampliato a oltre 400 scali in tutti gli Usa, con l’aggiunta del riconoscimento facciale.
Come sempre in questi ambiti, alla maggiore rapidità e all’innalzamento dei livelli di sicurezza in luoghi estremamente sensibili come gli scali corrispondono dubbi e rischi in termini di privacy o più in generale in chiave etica. Molti esperti del tema si domandano per esempio in che modo questi sistemi, sempre più supportati da algoritmi di intelligenza artificiale a loro volta forniti da aziende private, verranno addestrati e valutati? Oppure se rifiutarsi di farsi riconoscere in quel modo costerà un’attenzione aggiuntiva per i viaggiatori “analogici”. O ancora se i documenti sono un po’ datati e i sistemi non riusciranno a collegare l’aspetto attuale con quello di cinque anni prima. Eppure, secondo Melissa Conley, executive director TSA per le tecnologie, queste soluzioni sono migliori degli esseri umani nel confrontare e controllare rapidamente e accuratamente volti e lineamenti: “Le persone non sono brave ad abbinare i volti. È noto - ha spiegato Conley al NY Times – e le macchine non si stancano”. Sempre secondo Sita il 97% delle compagnie aeree e l’82% degli aeroporti investirà nell’intelligenza artificiale entro il 2026.
In Europa Vueling all’avanguardia
Non solo Stati Uniti: anche in Europa ci sono compagnie che si stanno muovendo in questo senso più rapidamente delle altre. Vueling, parte del gruppo IAG, ha per esempio implementato il riconoscimento facciale volontario negli aeroporti Josep Tarradellas Barcellona-El Prat, Adolfo Suárez Madrid-Barajas, Palma di Maiorca, Minorca e Ibiza in una prima fase, iniziata lo scorso novembre. Nelle prossime settimane il servizio verrà incorporato anche negli aeroporti di Tenerife Nord e Gran Canaria. Il vettore low-cost iberico è stato il primo a offrire in Spagna il sistema di riconoscimento facciale integrato nella propria applicazione, sistema basato sulla tecnologia di identificazione attraverso il riconoscimento delle caratteristiche fisiche e non trasferibili delle persone. Non è un caso che Vueling possieda il più grande hub di innovazione del settore in Spagna. La nuova soluzione è stata implementata dopo aver superato un test pilota, un progetto di collaborazione iniziato due anni fa sulla rotta Barcellona-Málaga.