Formez: due anni fa c'erano oltre 200 candidati per un posto, ora siamo scesi a 40.
di Redazione

Roma – Un po’ più di 1.300 candidati tra il 2021 e il 2022 si sono messi in fila per rispondere a più 15 bandi, e molti di loro ne hanno vinti tra i 4 e i 9. Sono la punta di diamante di un nutrito gruppo di quasi 265 mila candidati che nel biennio hanno partecipato ad almeno due concorsi, potendosi poi permettere di scegliere quello che preferivano. Quasi un candidato su cinque infatti (il 17%) è risultato idoneo a due concorsi, il 6% a 3 e oltre il 3% a più di 3. I “pluricandidati” spiegano solo in parte le difficoltà recenti della Pubblica Amministrazione di coprire tutti i posti messi a concorso. Difficoltà che inizialmente sono state negate, o ridimensionate, ma che ormai sono diventate una forte incognita che pesa anche sul Pnrr, visto che in quel caso i posti da assegnare sono tutti a tempo determinato, e quindi ancora meno appetibili.
La scelta in molti casi avviene a monte, e così, se tra il 2019 e il 2020 c’era una media di 207 candidati per ogni posto, nel biennio successivo la media è crollata a 40. E ci sono concorsi, come quelli per le professioni tecniche, da informatici a ingegneri, per i quali si scende molto al di sotto di quella cifra. Nel “Rapporto 2022” il Formez analizza tutti i colli di bottiglia dei concorsi pubblici, tra i quali, non ha difficoltà ad ammettere il presidente Alberto Bonisoli, c’è anche la questione della “reputazione” della Pubblica Amministrazione, sotto il profilo del salario e delle prospettive di carriera.
Ma a volte la questione può essere anche più banale: “Ci stiamo chiedendo se comunichiamo bene l’esistenza e le caratteristiche dei concorsi. – ragiona Bonisoli – I bandi in Gazzetta Ufficiale vengono scritti per evitare ricorsi, con una terminologia a prova di bomba, e quindi poi andrebbero tradotti. Ci sono zone d’Italia dove la cultura del concorso pubblico è tale che qualcuno che te lo spiega lo trovi, ma zone dove se non lo capisci da te non c’è nessuno che te lo possa spiegare”. E nella “guerra” tra le amministrazioni, dove raggiungere prima i candidati preparati può essere vitale per aggiudicarsi i dipendenti migliori, la comunicazione diventa fondamentale: “I Millennials leggono Istagram”, ricorda il presidente del Formez.
Altro elemento che emerge prepotentemente dall’analisi del Rapporto è quello della preponderante provenienza geografica dal Mezzogiorno dei candidati. Per esempio nel concorso Giustizia per l’assunzione a tempo determinato di 8.171 addetti all’ufficio del processo (per lo smaltimento delle vecchie pendenze) il tasso di copertura è stato in media del 120,4% ma si tratta di una media al Sud è stato del 153%, al Nord si è fermato al 74,6% (al 57% nella città di Trieste). Forse, a fronte delle difficoltà in cui si dibatte la Pubblica Amministrazione, potrebbe essere il caso di considerare con una maggiore flessibilità la questione della sede, soprattutto per i profili di difficile reperibilità che arrivano in prevalenza dal Sud. Se al Nord infatti i candidati sono distribuiti maggiormente nell’ambito giuridico, al Sud e al Centro c’è una quota maggiore di laureati STEM (economia, ingegneria, architettura).
Il tasso medio di mancata copertura dei posti messi a concorso è del 16,5%, ma le rinunce sono molte di più. Per il concorso “Mef 500” (contratti a tempo determinato) sono arrivate al 76,8% dei vincitori: i posti sono stati coperti lentamente, scorrendo la graduatoria fino alla fine. Dove è andato chi ha rinunciato ai posti offerti dal ministero dell’Economia? Oltre un terzo (38,7%) ha accettato il contratto legato al concorso “Unico funzionari”, che metteva a disposizione 2133 posti da funzionario in varie amministrazioni con un contratto a tempo indeterminato. Ma anche il posto al Comune di Roma è risultato preferibile: anche in quel caso, era a tempo indeterminato. La concorrenza tra amministrazioni è una novità degli ultimi due anni, ma è anche una notizia positiva? Sì secondo il Formez, ma le pubbliche amministrazioni non possono certo competere offrendo stipendi più alti o pacchetti di welfare più attrattivi. Le condizioni contrattuali sono determinate dalle leggi e dai contratti collettivi di lavoro. L’indagine smonta però decisamente l’ipotesi della “scarsa attrattività” della Pubblica Amministrazione: in realtà i candidati sono superpreparati, nella stragrande maggioranza si tratta di laureati.
Però, soprattutto per i profili tecnici di difficile reperibilità, le prove vanno riviste, e va incentivata la formazione successiva all’entrata in servizio, osserva Bonisoli: “Se io faccio un concorso per 10 ingegneri, e se ne presentano 11, sarebbe meglio evitare le prove sulle competenze di titpo giuridico, e concentrarsi sulle competenze “core”. Poi certo, un ingegnere deve conoscere il codice degli appalti. Ma può anche impararlo dopo, con un ciclo di formazione ad hoc”.
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