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Covid, gli identikit del no vax e del ricoverato siciliano: coincidono?

Profili psicologici e sanitari delle due categorie-tipo

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 Ragusa - Allo scopo di convincere i renitenti al vaccino, sarebbe bene capire la psicologia e il substrato socioculturale del proprio obiettivo: il sieroscettico. Qual è il suo profilo? Secondo un recente sondaggio Ipsos e dagli stessi dati del piano vaccinale, il non vaccinato siciliano non è spinto da ragioni politiche o ideologiche né rigetta il vaccino tout court, ma è una persona tra 40 e 60 anni che rifiuta questo tipo particolare di siero per sfiducia verso lo Stato o scollamento dal corpo sociale: appartenente spesso a un livello economico non elevato, suggestionabile dalla controinformazione, è la paura e il mancato credito riconosciuto le istituzioni, pure sanitarie, a farlo desistere.

Accanto ai perplessi e impauriti, ci sono poi i semplicemente “pigri”, che neanche una pandemia mondiale è riuscita a schiodare dal sofà: non gli va di spostarsi, anche adesso che le file ai padiglioni sono scomparse e il sole è meno cocente, e aspettano che il vaccinatore lo raggiunga a casa sul divano o nei luoghi da lui frequentati. Esattamente la tattica porta a porta che le autorità vorrebbero sviluppare. In entrambe le categorie si tratta comunque di “attendisti”, più che di contrari per principio. Nella mente scatta un mix di tradizione di antistatalismo; confusione da bombardamento mediatico, come sui sospetti decessi post Astrazeneca; e insofferenza per le decisioni calate dall’alto. Quest’ultimo aspetto, in particolare, riguardante le imposizioni per decreto, vengono mal digerite anche dai ceti medi e più istruiti.

Ma coincidono con i profili delle persone attualmente ricoverate? In parte, sì. Dalle cronache dei diversi ospedali siciliani, a finire intubati sono pazienti di età compresa tra i 50 e i 70 anni, non vaccinati, spesso con patologie pregresse come obesità e diabete. I reparti ordinari sono invece occupati soprattutto da giovani donne incinte e intere famiglie di no vax, i cui componenti si contagiano tra loro: tra questi ci sono pure bambini, anche se finora in forme non gravi. Naturalmente dai nosocomi non giungono notizie su istruzione o classe sociale.

A Catania la 28enne di Modica che ha partorito in condizioni gravissime è stata sottoposta a Ecmo, l'ossigenazione extracorporea della membrana, e ora sta meglio. Il suo è stato un caso eclatante: tutta la famiglia era vaccinata, tranne lei che aveva paura. "Perché all'inizio le indicazioni del Comitato tecnico scientifico nazionale erano di non vaccinare le donne in gravidanza - dice il primario di rianimazione del Policlinico, Ettore Panascia - ma adesso è una follia non farlo". Nel suo reparto lotta per la vita un'altra neo mamma di 31 anni, anche lei sottoposta a Ecmo. La giovane, madre di altri due figli, è stata fatta partorire alla ventinovesima settimana: il piccolo negativo è in terapia intensiva neonatale. In rianimazione intensiva ci vanno pure i vaccinati, quasi sempre anziani e con altre patologie, ma la maggior parte si salva.  


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