Ragusa – Sono già un centinaio in tutta Italia i comuni e le province sottoposte a limitazioni maggiori rispetto alla regione: gli amministratori locali hanno facoltà di inasprire (non di edulcorare) il colore generale affibbiato dal governo e la direzione – per non asfissiare tutto il territorio – è quella di continuare a istituire piccole red zone limitate alle aree in cui si registrano impennate di nuovi casi. Sono 8 ad oggi le regioni oltre la soglia del 30% delle terapie intensive occupate, contro una media nazionale del 24%. Nell’ordine Umbria (57%), Trento (39%), Abruzzo (37%), Marche e Molise (36%), Bolzano (35%), Friuli Venezia Giulia e Lombardia (33%).
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Ma, disseminate anche tra le altre regioni, la mappa nazionale del Gimbe (foto) individua ben 41 province che nella settimana dal 17 al 23 febbraio hanno registrato un aumento dei casi superiore al 20% rispetto alla precedente: un lasso di tempo sufficiente a stabilire un’emergenza. Più della metà è concentrata in 3 regioni: Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana con 7 a province a testa. Tanto che, in questi casi, sorge il dubbio se non sia più pratico e corretto scurire l’intero territorio. La “maglia rossa” va a quella di Frosinone, che in 7 giorni ha quasi raddoppiato i casi: seguono Fermo e Arezzo, entrambe oltre il +83%. Staccata di poco, con il 74,5%, viene Enna, quarta nel Paese e unica in Sicilia - secondo il monitoraggio - a segnare un aumento “sospetto” dei casi. Quindi Siena (64,7%), Avellino (64%), Biella (63%) e Reggio (62%). Tutte possibili “red zone”.
Il rapporto della fondazione tratta pure dei vaccini, che influiscono eccome sulle curve disegnate: ad oggi in Italia «hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose oltre 1,34 milioni di persone, il 2,25% della popolazione, con marcate differenze regionali: dal 1,58% dell’Abruzzo al 4,17% di Bolzano». «Esigua - si legge nel rapporto - la copertura degli over 80: su oltre 4,4 milioni solo 380mila (8,6%) hanno ricevuto la prima dose di vaccino e circa 127mila (2,9%) hanno completato il ciclo». «La campagna vaccinale è sotto scacco delle forniture - spiega il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta - ma è necessario accelerare sul fronte delle somministrazioni». E’ su questo fronte, più che sulle gradazioni di colori, che Mario Draghi deve imporre un netto cambio di passo.