Secondo uno studio il tasso di positività nel nostro Paese è 17,5 volte maggiore del dato ufficiale
di Redazione

Un gruppo di ricercatori australiani della Royal Society Open Science ha stimato le effettive infezioni da Coronavirus in base ai decessi imputati al Covid-19 in 15 Paesi. In diverse nazioni, tra cui la nostra, il dato riportato dalle fonti istituzionali non è che il 10% dei casi di Covid-19 reali: in Italia, in particolare, le infezioni sarebbero 17,5 volte superiori di quelle attestate ufficialmente. Che oggi sono pari a 1,4 milioni e mezzo di contagiati. In realtà, quindi, i connazionali che avrebbero contratto il virus da quando è iniziata l’epidemia sarebbero più di 24 milioni. La stragrande maggioranza dei quali o non si è accorta di essersi infettata perché asintomatica o ha accusato solo sintomi lievi, o ha scambiato il Coronavirus per influenza e se l’è cavata curandosi con i farmaci a disposizione in casa. In ogni caso, l’’infezione è molto più diffusa di quanto dicano i dati ufficiali.
Il calcolo è ottenuto tramite un modello matematico di “backcasting”, ovvero proiettando il numero di nuovi decessi giornalieri in senso inverso, dal momento della fatalità a quello del contagio: si procede insomma a ritroso, “per calcolare quante persone avrebbero dovuto essere infettate per arrivare a quel numero di morti” afferma Steven Phipps, data scientist tra gli autori della ricerca. Ebbene nel Belpaese la sottostima del tasso di infezione è quasi tre volte quella degli altri paesi studiati, tra cui “campioni” di contagio come Usa, Francia, Spagna e Gran Bretagna. La maggiore aderenza tra rilevazioni e realtà è in Corea del Sud, dove il numero di casi stimato è “solo” 2,6 volte superiore rispetto al dato governativo.
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