Forse detto così fa più effetto, e rende meglio l’idea del dramma che l’Italia sta attraversando da ormai quasi un anno. Il bollettino del 17 novembre segnalava 32.191 nuovi positivi e il record di 731 morti, che significa un decesso ogni due minuti. Soltanto il 3 aprile scorso se ne registrarono tanti, in piena onda d’urto, quand’eravamo più sprovvisti e inermi davanti al mostro. I morti e le terapie intensive, si sa, arrivano sempre dopo l’ondata.
News Correlate
Se 32 mila contagi in più del giorno prima non sono uno scherzo ma segnano una stabilizzazione, la curva della letalità potrebbe al contrario salire nei prossimi giorni come effetto del maxi contagio di ottobre, segnando nuovi primati nazionali. «Non basta saper accendere un ventilatore per salvare una vita» replica Antonio Giarratano, presidente della Società di anestesisti e rianimatori, al commissario straordinario Domenico Arcuri che sembra minimizzare l’emergenza. La realtà è che si torna a infettarsi e morire nelle Rsa, dove i Nas continuano a trovare irregolarità d’ogni sorta. E a parlare di tende e ospedali da campo con l’aiuto dell’esercito.
"Si fanno molte discussioni sui dati. Invito a guardarne solo uno, che non si può maneggiare: quello dei morti - avverte oggi Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute -. I decessi per Coronavirus, anzi, sono sottostimati in Italia. Nella pandemia possono essere solo di più". C'è un solo indice su cui valutare l'emergenza nel Paese, il tasso di mortalità, e il nostro è "il più alto al mondo dopo gli Stati Uniti".