Attualità
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20/09/2021 09:02

Covid, l’Isola dei morti ripescati: c’è pure un decesso comunicato prima

La scarsa attendibilità dei dati dell’assessorato alla salute, come sei mesi fa

di Redazione

La scarsa attendibilità dei dati dell’assessorato alla salute, come sei mesi fa
La scarsa attendibilità dei dati dell’assessorato alla salute, come sei mesi fa

 Ragusa – Ora che il Covid se ne sta andando non fa più notizia il perdurare del vizietto tutto siciliano di “spalmare” i morti dei bollettini, a distanza di mesi e addirittura dichiarandolo alla luce del sole: come se rinunciare a farlo sottobanco rendesse meno grave una condotta unica in Italia. Eppure la stessa identica manovra lo scorso 30 marzo fece tremare la giunta regionale e gridare allo scandalo. Meno male che contagi e ricoveri vanno bene altrimenti l’assessore alla sanità, Ruggero Razza, tornerebbe sulla graticola per la strana gestione delle cifre dei decessi.

Un esempio: nei dati spediti a ministero della Salute e dell’Iss, il 15 settembre figura una vittima che però – spiega la nota a piè di pagina – è deceduta il 22 settembre, una settimana dopo. Un morto comunicato in anticipo. Un refuso naturalmente, emblematico però del caos e dell’approssimazione – più che della malafede – che regnano a Palazzo d’Orleans. Anche a Campania e Lazio è capitato una volta di richiamare un morto dai giorni precedenti, sull’Isola invece è prassi quotidiana e i “recuperi” sono stati spesso decine. Nel bollettino di ieri, domenica, i decessi sono crollati di colpo a due: chissà, forse non ne avanzano piu’ e ci siamo rimessi in paro.

Nell’inchiesta di ormai quasi 6 mesi fa, l’unica a pagare è stata Maria Letizia Di Liberti, la dirigente intercettata al cellulare con Razza: lei è ancora sospesa e al suo posto, il 12 agosto, Roma ha inviato l’ex direttore dell’Agenas Francesco Bevere; lui, solo indagato, è stato rimesso al suo posto dal governatore Nello Musumeci tre mesi dopo le dimissioni spontanee. Probabilmente l’esatto computo dei morti non sposterebbe le bocce, ma il “giallo” resta: perché la Sicilia continua a comunicare numeri alterati?