Ragusa – Ora che il Covid se ne sta andando non fa più notizia il perdurare del vizietto tutto siciliano di “spalmare” i morti dei bollettini, a distanza di mesi e addirittura dichiarandolo alla luce del sole: come se rinunciare a farlo sottobanco rendesse meno grave una condotta unica in Italia. Eppure la stessa identica manovra lo scorso 30 marzo fece tremare la giunta regionale e gridare allo scandalo. Meno male che contagi e ricoveri vanno bene altrimenti l’assessore alla sanità, Ruggero Razza, tornerebbe sulla graticola per la strana gestione delle cifre dei decessi.
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Un esempio: nei dati spediti a ministero della Salute e dell’Iss, il 15 settembre figura una vittima che però - spiega la nota a piè di pagina - è deceduta il 22 settembre, una settimana dopo. Un morto comunicato in anticipo. Un refuso naturalmente, emblematico però del caos e dell’approssimazione - più che della malafede – che regnano a Palazzo d’Orleans. Anche a Campania e Lazio è capitato una volta di richiamare un morto dai giorni precedenti, sull’Isola invece è prassi quotidiana e i “recuperi” sono stati spesso decine. Nel bollettino di ieri, domenica, i decessi sono crollati di colpo a due: chissà, forse non ne avanzano piu' e ci siamo rimessi in paro.
Nell’inchiesta di ormai quasi 6 mesi fa, l’unica a pagare è stata Maria Letizia Di Liberti, la dirigente intercettata al cellulare con Razza: lei è ancora sospesa e al suo posto, il 12 agosto, Roma ha inviato l’ex direttore dell’Agenas Francesco Bevere; lui, solo indagato, è stato rimesso al suo posto dal governatore Nello Musumeci tre mesi dopo le dimissioni spontanee. Probabilmente l’esatto computo dei morti non sposterebbe le bocce, ma il “giallo” resta: perché la Sicilia continua a comunicare numeri alterati?