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Covid, la variante LP8 è più contagiosa

Variante LP8, i sintomi durante il picco invernale: quali sono e come riconoscerli

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/30-12-2024/covid-la-variante-lp8-e-piu-contagiosa-500.jpg Covid, la variante LP8 è più contagiosa


Tra le nuove varianti Covid che insidiano XEC, attualmente dominante nel mondo, ce n'è una che sembra avere più chance di farcela: è LP.8.1. Secondo un'analisi del laboratorio di Yunlong Cao, Biomedical Pioneering Innovation Center (Biopic) della Peking University di Pechino, gruppo in prima linea nello studio dell'evoluzione di Sars-CoV-2, è la variante da monitorare con maggiore attenzione perché potrebbe diventare la prossima da fronteggiare. 

Al momento, per esempio, negli Usa «ha rappresentato circa il 10% dei casi», fa notare anche lo scienziato Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps Research, fondatore e direttore Scripps Research Translational Institute. Ma ha un deciso vantaggio di crescita. Secondo l'analisi di Cao e colleghi, LP.8.1 ha mostrato un'evasione immunitaria umorale paragonabile a XEC, ma ha dimostrato un'efficienza molto aumentata di coinvolgimento di Ace2», recettore che rappresenta una specie di 'porta' che il virus usa per entrare nelle cellule umane, «il che supporta la sua rapida crescita». 

Le varianti XEC e KP.3.1.1 hanno superato KP.3 diventando i lignaggi Covid dominanti a livello globale grazie alle loro mutazioni Ntd uniche. Tuttavia, ora - spiegano i ricercatori nel lavoro messo a disposizione sul portale 'Biorxiv', in versione non ancora sottoposta a revisione fra pari - diversi sottolignaggi emergenti della famiglia JN.1, come LF.7.2.1, MC.10.1, NP.1 e, in particolar modo, LP.8.1, hanno dimostrato vantaggi di crescita superiori rispetto a XEC». Nel dettaglio, «quello che abbiamo scoperto - evidenziano gli autori - è che LF.7.2.1 è significativamente più invasiva a livello immunitario di XEC», principalmente a causa di una mutazione che le consentirebbe l'elusione di anticorpi neutralizzanti. «Tuttavia, la sua debole affinità di legame Ace2 sostanzialmente ne compromette la sua idoneità" a scalzare XEC. «Allo stesso modo, MC.10.1 e NP.1 hanno mostrato una forte evasione immunitaria anticorpale», dovuta a un'altra mutazione, «ma la loro limitata efficienza di coinvolgimento Ace2 ha limitato il loro vantaggio di crescita».

Sul fronte Covid «ci saranno nuove varianti che potranno anche sfuggire in parte all'immunità dei vaccini, ma oggi questo Sars-CoV-2 è un virus che è diventato un'altra cosa. Sembra di vedere i coronavirus precedenti che, dopo aver circolato come questo negli ultimi 5 anni, alla fine trovano esseri umani che sanno 'riconoscere' questo virus perché - essendo venuti in contatto - hanno sviluppato gli anticorpi. Quindi oggi il Covid e le nuove varianti sono certamente un problema, ma per una specifica parte della popolazione: penso agli over 80-85 e penso agli immunodepressi come chi fa il cortisone cronico, chi è trapiantato o ha una leucemia. Va detto che per questa fascia di persone sono un problema anche il virus respiratorio sinciziale o altri virus respiratori». Lo spiega all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova, intervenendo sul quanto affermato dall'Oms in merito ai rischi dell'arrivo di nuove varianti «derivate da JN.1, che sono attualmente in basse proporzioni, ma che hanno mutazioni che potrebbero dare loro un vantaggio rispetto a XEC».


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