Si lavora a un Conte Ter, il premier spera in un reincarico da parte di Mattarella
di Redazione

Roma – Crisi di governo, Giuseppe Conte salirà al Quirinale domani, dopo un passaggio in cdm (convocato domani alle 9) per comunicare le sue intenzioni, per rassegnare le dimissioni. Lo si apprende da fonti di governo. Un passo indietro per ricevere dal Capo dello Stato un reincarico e dare il via a una crisi lampo pilotata con lo scopo di costruire un Conte-ter che comprenda una nutrita truppa di “volenterosi” fatta di centristi e magari di qualche altro ex M5S, qualche nuova fuoriuscita da Forza Italia e schegge di Italia Viva. Le dimissioni di Conte disinnescherebbero la mina del voto previsto per mercoledì sulla relazione sulla Giustizia di Alfonso Bonafede che rischia seriamente di vedere la maggioranza andare sotto e far rotolare la crisi verso elezioni anticipate. Un Conte-ter potrebbe nascere anche attraverso una ricucitura con Renzi, ma almeno a parole questa ipotesi viene esclusa sia da Conte, sia da M5S, sia dai vertici del Pd. Centrodestra diviso: Meloni e Salvini vedono solo il voto, Berlusconi non esclude l’ipotesi di un governo di larghe intese.
«Il passaggio per il cosiddetto Conte ter è ormai inevitabile ed è l’unico sbocco di questa crisi scellerata. Un passaggio necessario all’allargamento della maggioranza. Noi restiamo al fianco di Conte, continueremo a coltivare esclusivamente l’interesse dei cittadini, puntiamo a uscire nel più breve tempo possibile da questa situazione di incertezza che non aiuta. Dobbiamo correre sul Recovery, seguire il piano vaccinazioni, procedere immediatamente ai ristori per le aziende più danneggiate dalla pandemia. Il MoVimento c’è, ed è pronto a fare la sua parte», dicono i capigruppo di Camera e Senato Davide Crippa ed Ettore Licheri.
La crisi viene vista con preoccupazione dalla Ue. In Italia «stiamo un po’ nei guai, nel pieno di una crisi che non aiuta le cose, avremmo bisogno di un governo capace di garantire che la crisi non diventi crisi sociale, che non ci sia crisi finanziaria, che sappia assicurare la qualità del piano di Recovery e confermi la scelta europeista, e invece siamo nell’incertezza», ha detto il commissario all’economia Paolo Gentiloni, intervenendo ad un evento organizzato dal Pd Belgio.
Il Pd smentisce di aver fatto pressioni su Conte affinché presenti le dimissioni a Mattarella. «Il percorso resta quello indicato stamattina dal segretario Nicola Zingaretti ovvero quello di verificare se ci sono le condizioni per una base parlamentare ampia con programma autorevole, europeista e in grado di affrontare i problemi facendo un appello alla responsabilità a tutti». L’unica via per riuscirci, però, cercando una maggioranza stabile sembra proprio quella di passare dalle dimissioni-lampo di Conte, passaggio ritenuto necessario per far emergere con chiarezza i “volenterosi”. I dem hanno assicurato a Conte che il suo ruolo «è imprescindibile» e che il Pd è comunque al suo fianco. Ma l’hanno messo in guardia sui rischi di andare in Aula per la relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e sul fatto che il governo ne uscirebbe sconfitto visto che ad ora i numeri non ci sono. Nicola Zingaretti: «Il Pd non vuole elezioni anticipate, per evitare il voto lavora a un esecutivo autorevole: siamo stati responsabili e abbiamo portato avanti la battaglia sui contenuti. È stato Renzi che ha portato a questo rischio, con una crisi al buio. Bisogna uscire da questa situazione».
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