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17/10/2023 09:35

Falso in bilancio in Comune Ennese, chiesto processo per 14

di Ansa

Falso in bilancio in Comune Ennese, chiesto processo per 14
Falso in bilancio in Comune Ennese, chiesto processo per 14

La Procura di Enna ha chiesto il
rinvio a giudizio di 14 indagati, tra politici, funzionari
amministrativi e membri dell’organo di revisione, per falso in
atto pubblico aggravato nell’ambito delle indagini della Guardia
di finanza sui bilanci del Comune di Leonforte in dissesto dal
2015 e ammesso alla procedura di riequilibrio finanziario
pluriennale.

   
Dagli accertamenti di finanzieri del nucleo di Polizia
economico-finanziaria di Enna sarebbe emerso che gli indagati,
nell’esercizio delle pubbliche funzioni ricoperte, avrebbero
formato e certificato false previsioni di entrata, prive di
motivazione o basate su provvedimenti illegittimi, nonché
scientemente sottostimato previsioni di spesa, con
l’occultamento di debiti a carico dell’Ente. Questo, è la tesi
dell’accusa, avrebbe fornito una falsa rappresentazione dei
risultati di gestione per gli anni dal 2015 al 2019 al fine di
celare l’effettivo deficit finanziario di quasi 6 milioni di
euro in cui versava il Comune, divenuto nel tempo strutturale.

   
Ad analoghe conclusioni è giunto il consulente tecnico d’ufficio
nominato dalla Procura, appartenente all’Ispettorato generale di
Finanza della Ragioneria generale dello Stato, dopo una verifica
amministrativo contabile eseguita all’Ente.

   
L’approvazione dei falsi bilanci per il periodo 2015-2019,
spiega la Procura di Enna, avrebbe compromesso, innanzitutto, le
corrette valutazioni da parte della sezione di controllo della
Corte dei conti, permettendo al Comune, in assenza dei requisiti
necessari, di proseguire nella procedura di risanamento
approvata nel 2015 con il Piano pluriennale di riequilibrio
finanziario, e dall’altra, con l’invio alla Ragioneria Generale
dello Stato di false certificazioni redatte ai fini del
“pareggio di bilancio”, di effettuare indebitamente spese
maggiori rispetto a quelle consentite (pari ad almeno 1.500.000
euro), sfuggendo all’applicazione delle sanzioni previste dal
cosiddetto ‘Patto di stabilità’, che limitava le spese
dell’Ente, al fine di prevenire eventuali, potenziali danni
erariali, per i quali è stata comunque rimessa la valutazione
alla competente magistratura contabile.