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Femminicidio di Sara, Argentino aveva ancora indosso il giubotto insanguinato

Messina, sequestrata la casa di Argentino. Sarà esaminata dai carabinieri del Ris

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/04-04-2025/femminicidio-di-sara-argentino-aveva-ancora-indosso-il-giubotto-insanguinato-500.jpg Femminicidio di Sara, Argentino aveva ancora indosso il giubotto insanguinato


Messina - Non si è nemmeno cambiato. Aveva addosso ancora quel giubbotto sporco di sangue quando i carabinieri lo hanno catturato a Noto, nel b&b gestito dalla madre. Non è nemmeno passato dalla casa di Messina dove abitava. Quell’appartamento che ora è sotto sequestro e molto presto verrà rivoltato come un calzino dagli esperti del Ris, alla ricerca di qualche tassello importante che possa far comprendere meglio tutto il post tragedia. Stanno lavorando su più fronti i carabinieri di Messina del colonnello Lucio Arcidiacono per mettere a posto tutti i passaggi della fuga del 27enne Stefano Argentino dopo il femminicidio di Sara Campanella. Il confronto con la Procura diretta da Antonio D’Amato, con l’aggiunto Marco Colamonici e la pm Alice Parialò, è intenso e costante praticamente dalle cinque di quel maledetto pomeriggio del 31 marzo, quando il 27enne ha ucciso Sara a pochi passi dal Policlinico. Dopo averla molestata per due anni. L’ha uccisa come? Con un taglierino? Con un bisturi? Con un coltellino? Il tassello dell’arma adoperata è importante per le indagini, i carabinieri stanno cercando di trovarlo setacciando praticamente decine di luoghi in queste ore. Ma sarà molto difficile venirne a capo. Dovrebbe essere lui a dire dove si è disfatto dell’arma, ma a quanto pare nel corso dell’interrogatorio di garanzia non l’ha detto. 

Il biglietto lasciato della mamma del killer 

Con chi parla Stefano dopo aver ucciso la collega? I carabinieri del comando provinciale di Messina, che poco dopo le 23 di lunedì l’hanno trovato nella casa vacanza vuota dei genitori seguendo le celle agganciate dal suo telefonino, stanno cercando di scoprirlo. Di sicuro, al momento, c’è che la madre dello studente, lunedì pomeriggio, ha scritto un biglietto all’altro figlio annunciando che si sarebbe dovuta allontanare qualche giorno per motivi di salute. Una scusa, secondo il gip che ha convalidato il fermo del ragazzo, per giustificare la sua imminente assenza da casa. Le indagini diranno se è la donna la persona che l’assassino ha chiamato dopo l’omicidio, se a lei ha chiesto aiuto, se i due avevano pensato di scappare insieme. Certo è che non ha mai lasciato solo il figlio. E, anche quando il ragazzo è stato portato via dai carabinieri, l’ha seguito con la sua auto fino a Messina. «È una donna sotto choc», dice di lei il legale che ha assistito Argentino subito dopo il fermo, per poi rimettere il mandato. «Lo dico — aggiunge — sapendo bene che c’è un’altra famiglia, quella di Sara che in questo momento vive un dolore ben più forte». Dolore che il fratello della vittima, Claudio, intervistato ieri, non riesce a trattenere. «Ci ha uccisi tutti, quel giorno — dice —. La nostra vita è finita».


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