di Ansa

In Italia oltre 4 milioni di persone
sono affette da diabete. La diffusione della malattia aumenta
con l’età: se prima dei 50 anni colpisce meno del 5% della
popolazione, dopo questa età sale rapidamente fino a raggiungere
il 23% intorno agli 80 anni. La distribuzione geografica da anni
mostra una condizione a sfavore delle regioni meridionali: tra
gli ultra65enni è pari al 25% nel Sud-Isole contro il 15% nel
Nord e 18% del Centro. I dati dimostrano inoltre uno scarso
impatto della diagnosi di diabete sugli stili di vita. Per
esempio, il 25% dei 18-64enni che hanno ricevuto una diagnosi di
diabete è ancora fumatore; l’11% fa un consumo di alcol a
rischio per la salute, per quantità e modalità di assunzione; il
45% è completamente sedentario; il 91% non consuma le 5 porzioni
di frutta o verdura raccomandato dalle linee guida
internazionali. E’ quanto emerge da un’analisi dei sistemi di
sorveglianza Passi e Passi d’Argento, coordinati dall’Istituto
Superiore di Sanità in collaborazione con le Regioni, pubblicata
in occasione della Giornata Mondiale del Diabete che si celebra
oggi.
“Le persone che riferiscono una diagnosi di diabete mantengono
ancora abitudini poco salutari, che li espongono a maggior
rischio di un decorso peggiore della malattia”, si legge nel
rapporto.
In Italia, inoltre, il rischio di ammalarsi di diabete è
fortemente influenzato dallo status sociale, con le persone meno
istruite e con maggiori difficoltà economiche che hanno
probabilità fino a due volte più alte di sviluppare la malattia
rispetto a quelle più benestanti.
Marcata è anche l’influenza della condizione sociale: nella
fascia di età 60-64 anni, per esempio, ne soffre circa l’8%
delle persone appartenenti alla classe più agiata contro il 18%
di quella meno abbiente; in quella 65-69 anni le percentuali
passano rispettivamente al 12% e al 27%; in quella 70-74 anni al
16% e al 32%. La forbice si restringe poi all’avanzare dell’età,
ma le differenze rimangono sostanziali.
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