Roma - Perchè la trasmissione televisiva Non è l'Arena di Massimo Giletti, in onda su La7, è stata sospesa, ovvero chiusa? C'entra la foto che Giletti si apprestava a mandare in onda in una delle prossime puntate?
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Tra le tante questioni di cui i magistrati della Procura di Firenze chiedono conto a Baiardo (il procuratore di Firenze Luca Tescaroli, che indaga sulle stragi mafiose del ’93, è volato a Palermo per interrogarlo) c’è una foto della primavera del ’92, prima del tritolo di Capaci e Via D’Amelio: un’istantanea che l’ex favoreggiatore dei boss di Brancaccio avrebbe mostrato a Giletti e che immortalerebbe, dice lui stesso al giornalista non sapendo di essere intercettato, Silvio Berlusconi, il boss Giuseppe Graviano e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Lo scatto sarebbe stato mostrato al conduttore come prova che, nonostante la fama di baro, quando dice di sapere dei rapporti tra il leader di FI e Cosa nostra Baiardo non bluffa. Giletti l’istantanea (che risalirebbe agli anni ’90 e sarebbe stata «rubata» forse con l’intenzione di farci su un po’ di soldi) l’ha vista, riconoscendo nell’immagine l’ex premier insieme a due uomini. Alla fine però non è mai stata mandata in onda perché il giornalista pretendeva ben altri riscontri.
Per darla a La7 Baiardo almeno in principio non avrebbe preteso nulla, «ma non escludo che volesse denaro», ha detto ai pm lo stesso conduttore. Interrogato però il gelataio ha negato tutto, a dispetto delle intercettazioni. E dal suo rifugio di Trabia annuncia nuove scottanti rivelazioni. Un giallo, insomma. Su cui è intervenuto il legale dell’ex premier, l’avvocato Giorgio Perroni, che ha parlato di «assurde accuse di presunta mafiosità contro Berlusconi, sempre dimostratesi false e strumentali. Tant’è vero che ogni volta gli stessi inquirenti hanno dovuto ammettere che erano infondate».
"Me l'ha fatta vedere, senza consegnarmela, tenendola lontana da me, eravamo in un luogo scuro in un bar a Castano, vicino a Milano. Mi è parsa una foto del tipo di quelle "autoscatto macchinetta usa e getta", ho visto tre persone sedute a un tavolino. Berlusconi l'ho riconosciuto, era giovane, credo fosse una foto degli anni 90, sono certo fosse lui anche perché in quel periodo lo seguivo giornalisticamente", ha raccontato Giletti.
Ai magistrati Luca Tescaroli e Luca Turco, che hanno sentito il giornalista come testimone a dicembre, Giletti spiega perché Baiardo gli ha mostrato il documento: "Perché ho sempre messo in dubbio le sue dichiarazioni". Giletti spiega ai pm che Baiardo gli ha detto che, durante la latitanza del boss Giuseppe Graviano, il riciclatore riceveva sul suo telefono le chiamate di Marcello Dell'Utri destinate allo stragista. "Credo quindi che mi abbia fatto vedere la foto per dimostrare che i rapporti li teneva. Ritengo abbia tentato di verificare quanto fossi interessato e che cosa fossi disponibile a fare per renderla pubblica. Fece anche cenno a un proposito di mandarla ai magistrati: "Questa potrebbe un domani arrivare ai magistrati, se le cose non vanno in un certo modo". Gli risposi che la foto non solo la dovevo toccare, ma anche far esaminare, per verificare se fosse un falso, perché dovevo essere sicuro di quanto pubblicavo. Ritengo che Baiardo abbia voluto verificare la mia reazione. Non posso escludere che volesse denaro".
Per i tre interventi a Non è l'Arena, al riciclatore del boss sono stati versati 32mila euro.
I pm convocano Giletti il 19 dicembre, perché Baiardo nell'intervista aveva affermato: "L'unica speranza dei Graviano è che venga abrogato l'ergastolo ostativo", e sulla trattativa Stato-mafia era stato tranchant: "Non è mai finita". Affermazioni che spingono i magistrati a chiedere al giornalista se avesse avuto modo di verificare se il favoreggiatore avesse avuto la disponibilità di materiale relativo a contatti fra Giuseppe Graviano e gli indagati per le stragi, Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri. E Baiardo mostra l'immagine, scattata vicino al lago d'Orta. Scattano le intercettazioni e le conversazioni di Baiardo danno la conferma di ciò che ha detto Giletti, che viene riconvocato dai pm a febbraio. Il giornalista ricorda a verbale che il 21 gennaio scorso aveva chiesto a Baiardo "per quale motivo Berlusconi si sia fatto fotografare con Graviano. Gli ho detto che era comprensibile che l'avesse fatto con il generale Delfino, ma averlo fatto con Graviano mi sembrava ingenuo per una persona come lui. Da quanto mi ha detto, ho compreso che la foto è stata scattata di nascosto e che dunque non era stata fatta con il consenso di Berlusconi. Era dunque stata effettuata per fini di ricatto". E aggiunge: "Durante l'incontro che ho avuto con Baiardo mi ha detto che la foto c'è e che, se le cose non dovessero andare in un certo modo, me la potrebbe dare. Baiardo ha anche detto che con questa foto si potrebbe fare un sacco di soldi, ma che non gli interessa. Mi ha detto che questo regalo professionale me lo vorrebbe fare entro non molto tempo".
Perché dunque il favoreggiatore dei Graviano, chiedono i pm, ha temporeggiato a consegnare la foto? "È collegato a un'evoluzione della situazione sull'ergastolo ostativo. Faccio notare che Baiardo mi ha chiesto di mandare in onda l'intervista prima dell'8 novembre, giorno della decisione della Corte costituzionale sull'ergastolo ostativo", risponde Giletti. Il 27 marzo i magistrati dispongono una perquisizione a Baiardo, che nel frattempo si è trasferito ad abitare a Trabia, in provincia di Palermo, a casa del padre, dove, dice nelle intercettazioni, "mi sento protetto". È un territorio mafioso che ricade fra quelli gestiti dagli uomini dei Graviano. È tutto in famiglia. E mentre gli investigatori della Dia di Firenze perquisiscono, i pm interrogano Baiardo, il quale, ignaro delle intercettazioni che lo incastrano, nega tutto. Quando i magistrati chiedono della foto e riportano le sue parole intercettate, Baiardo va in escandescenze, il tono della voce cambia: "Non è vero nulla, non c'è alcuna foto". Ma le intercettazioni mostrano il contrario, e la caccia a questa foto è iniziata.