Roma - Il ministero alla Salute ha stabilito che chi ha avuto il Covid può aspettare al massimo un anno prima di fare il vaccino, e non deve più ricevere la somministrazione entro 6 mesi dalla diagnosi. La novità porterà all’aggiornamento della durata del certificato vaccinale: non più 9 mesi ma 12 anch’esso, come il certificato di guarigione, a partire dalla data della seconda iniezione. A ottobre, infatti, avrebbero iniziato a scadere i certificati di coloro che sono stati vaccinati per primi, cioè il personale sanitario e i grandi anziani fragili ma - visto che in ospedale continua a finire soprattutto chi non s’è vaccinato - si pensa che la protezione resti quanto meno soddisfacente ancora sino a fine anno. La regola arriverà per la firma in Parlamento il 6 settembre.
News Correlate
In questo modo anche le percentuali sui non vaccinati andranno riviste perché in Italia ci sono stati 4 milioni e mezzo di casi da quando sono iniziate le rilevazioni, dunque chi si è ammalato da marzo 2021 in poi è esonerato dal vaccino. Se si sommano ai guariti che hanno avuto una dose e ai monodose manca solo un 3% al traguardo dell’80%, che segnerebbe l’immunità di gregge. Ovviamente nulla toglie che, com’è raccomandabile, di farlo prima di arrivare alla scadenza, quando la copertura anticorpale rischia di essere ormai totalmente assente. Dopo la dose di vaccino, una sola per la maggior parte degli infettati e due per coloro che hanno "condizioni di immunodeficienza primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici", avranno infatti un altro anno di certificazione.