Ragusa - Due musei regionali saranno intitolati alla memoria di due studiosi che hanno contribuito ad accrescere la cultura in Sicilia. La giunta regionale, su proposta dell’assessore ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato, ha manifestato il proprio apprezzamento per la scelta di intitolare il Museo archeologico ibleo di Ragusa all’archeologo Biagio Pace e il Museo regionale interdisciplinare di Messina (MuMe) alla storica dell’arte Maria Accascina.
«La scelta di dedicare due importanti istituzioni culturali regionali alla memoria di due illustri accademici che hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama culturale dell’Isola - dice l’assessore Scarpinato - è un gesto di riconoscimento e gratitudine che valorizza il loro impegno e il loro lascito nel campo dell’archeologia e della storia dell’arte».
Biagio Pace
L’istituzione culturale di Ragusa, quindi, porterà il nome di Biagio Pace, che operò nella prima metà del Novecento nell’ambito dell’archeologia siciliana e iblea in particolare. Allievo di Antonino Salinas e Paolo Orsi fin dagli studi universitari svolti a Palermo, frequentò per due anni la Scuola archeologica italiana di Atene e prese parte a numerose campagne di scavo in Asia Minore, a Creta, Rodi, Cartagine e nel Tibesti libico (Sahara). A lui si devono i ritrovamenti in Sicilia degli antichi insediamenti di Camarina, Mozia, Selinute, della Villa del Casale di Piazza Armerina, oltre a numerosi studi sulla Sicilia bizantina e barbarica.
Maria Accascina
Il Museo di Messina, invece, sarà dedicato a una celebre storica dell’arte, nata a Napoli a fine Ottocento da genitori di Mezzojuso (Palermo), capace di grande iniziativa e tenacia, che ha legato il suo nome alla rinascita di questa celebre istituzione culturale e dell’intera città dello Stretto. Maria Accascina fu incaricata dal ministero della Pubblica istruzione, nel 1949, di guidare temporaneamente l’allora Museo nazionale ridotto in pessime condizioni. Il nuovo spazio museale venne inaugurato e riaperto nel 1954 e Accascina vi rimase fino al 1963, trasformandolo in un centro di studio e di raccolta di importanti opere d’arte. Il suo percorso professionale la indusse a dedicarsi alla divulgazione soprattutto delle cosiddette arti minori, tirando fuori e mostrando al mondo i tesori custoditi gelosamente in cappelle, sacrestie e conventi, mantenendo una presenza assidua nelle riviste specializzate ma anche nella stampa siciliana.