I dispositivi a tabacco riscaldato (THP) rappresentano una delle più recenti novità nell’ambito del mercato dei prodotti per fumatori adulti. Essi si pongono come alternativa alle tradizionali modalità di consumo del tabacco (sigarette, sigari e simili), al pari delle sigarette elettroniche (e-cig), commercializzate in tutto il mondo fin dai primi anni Duemila.
Nonostante si tratti di due device completamente diversi, sia per i principi di base che li contraddistinguono sia per le specifiche tecniche, vi è ancora una certa confusione tra gli utenti, anche per via dell’utilizzo piuttosto diffuso di denominazioni generiche e imprecise. Cerchiamo, di seguito, di fare chiarezza spiegando perché un THP non ha nulla in comune con una e-cig.
Cos’è un THP (o HTP)
La sigla THP, acronimo di “Tobacco Heating Product” (utilizzata in alternativa ad HTP, “Heated Tobacco Product”), viene utilizzata anche in ambito commerciale per indicare i dispositivi riscaldatori di tabacco. Come suggerisce la denominazione stessa, si tratta di device elettronici che scaldano il tabacco contenuto in una miscela (che può essere neutra oppure arricchita da fragranze e aromi) senza bruciarlo, in modo tale da produrre un vapore contenente nicotina.
I THP disponibili sul mercato impiegano diverse tecnologie di riscaldamento, benché la maggior parte di essi sfrutti sistemi elettrici, di tipo resistivo o induttivo. Nel primo caso, il calore viene prodotto tramite una resistenza mentre nel secondo l’alimentatore del dispositivo attiva una bobina a induzione avvolta attorno alla camera di riscaldamento come nel caso del riscaldatore di tabacco glo™ Hyper X2 prodotto da British American Tobacco.
Cos’è una sigaretta elettronica
A differenza di quanto potrebbe far pensare il nome “sigaretta elettronica”, le e-cig (abbreviazione dell’inglese “electronic cigarettes”) sono molto diverse dai tradizionali prodotti per fumatori a base di tabacco.
In primo luogo, tali dispositivi non contengono tabacco ma simulano l’esperienza di fumata mediante la vaporizzazione di una soluzione a base di acqua, nella quale sono presenti anche nicotina e alcune sostanze che servono a colorare e aromatizzare l’aerosol prodotto dalla e-cig. Di conseguenza, le sigarette elettroniche non sono dotate di alcun sistema di riscaldamento ma utilizzano un atomizzatore (o “cleromizzatore”), alimentato da una batteria interna e attivato dai sensori presenti nel boccaglio. Il vapore emesso dal dispositivo - da cui deriva l’espressione “svapare” con cui si indica l’utilizzo di prodotti di questo tipo - ha un colore biancastro ed opaco, per via della presenza nella soluzione di sostanze quali il glicole propilenico o il glicerolo, che fungono anche da veicolo per le fragranze aggiunte al liquido.
Differenze tra THP ed e-cig
A questo punto, è possibile mettere chiaramente in evidenza le (sostanziali) differenze che dividono i dispositivi a tabacco riscaldato dalle sigarette elettroniche. In particolare:
- la presenza di tabacco: solo i THP contengono tabacco, sotto forma di stick da inserire all’interno della camera di riscaldamento;
- la sostanza utilizzata: le sigarette elettroniche trasformano in aerosol una soluzione liquida, in cui è presente la nicotina (in quantità variabili) mentre i riscaldatori producono un vapore di tabacco sviluppando una temperatura piuttosto elevata (tra i 250° e i 270°) ma non tale da innescare la combustione della miscela;
- le modalità di ricarica; dal punto di vista pratico, i THP consentono di sostituire lo stick con la miscela di tabacco una volta esaurito il ciclo di fumata. Le e-cig, invece, si dividono in due tipologie: quelle a sistema aperto (“vape pen”) hanno un cleromizzatore che consente di rabboccare la soluzione all’interno del serbatoio svitando il bocchino. Nei dispositivi a sistema chiuso (“cigalike”), invece, una volta esauritasi la soluzione da vaporizzare, è necessario rimuovere la resistenza - ossia l’intero apparato riscaldante - per inserirne un’altra prima di poter ricominciare a ‘svapare’.
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