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24/02/2022 11:47

L’arcivescovo Damiano cambia trono, i fedeli: «Pare un cesso»

Rabbia e ironia social contro la sostituzione della cattedra del Duomo di Agrigento: “Comprata all’Ikea?”

di Redazione

L’arcivescovo Damiano cambia trono, i fedeli: «Pare un cesso»
L’arcivescovo Damiano cambia trono, i fedeli: «Pare un cesso»

 Agrigento – Fedeli in rivolta per la sostituzione della cattedra del duomo di Agrigento. Rimossa quella precedente realizzata nel 1957, che secondo loro si sposava bene con l’architettura antica, per metterne una moderna ma anche più umile che però secondo i nostalgici stonerebbe col resto dell’edificio sacro. Una decisione voluta dall’arcivescovo agrigentino, monsignor Alessandro Damiano, nel primo anno alla guida dell’arcidiocesi siciliana iniziato il 22 maggio 2021 con il pensionamento del suo predecessore, il cardinale Francesco Montenegro. “Monsignor Damiano – come spiega la curia agrigentina – fin dal suo arrivo ha manifestato la volontà di adeguare la cattedra episcopale ai principi del Concilio Vaticano II, al decreto sulla missione pastorale dei vescovi nella Chiesa Christus Dominus del Concilio Vaticano II, al direttorio per il ministero pastorale dei vescovi Apostolorum successores, alla dimensione pastorale del servizio episcopale alla luce del magistero di Papa Francesco”. La Commissione beni culturali, continua la nota, “ha elaborato un progetto di adeguamento della cattedra alla luce delle indicazioni dei documenti della Chiesa e dell’arcivescovo in dialogo con le esigenze di tutela manifestate dalla Soprintendenza ai beni culturali. La cattedra, realizzata alla fine degli anni 50, non era sottoposta a vincolo”.

Sarà ma per fedeli, turisti e amanti dell’arte è un pugno nell’occhio. Alcuni hanno fatto i leoni da tastiera sui social: “Uno schifo assoluto, sembra un cesso. Nei documenti ufficiali viene citato il Concilio per giustificare uno scempio inutile. Guardate che nei documenti conciliari non vi è scritto da nessuna parte di picconare tutto quello che vi era di antecedente. Fate pena”. Sono alcuni dei feroci commenti raccolti e pubblicati dal Fatto Quotidiano. “Presa all’Ikea? Siete i liquidatori della cristianità e della bellezza. Facevate prima a metterci una sedia pieghevole di plastica, almeno avreste risparmiato”. “Bell’oscenità! Quanto vi è costata?”. “Non lamentatevi se vi togliamo l’otto per mille. In scienza e coscienza, obiettivamente, non lo sapete usare. Preferisco aiutare realtà locali che conosco direttamente e per opere meritorie”. “Avevate una cattedra di buona fattura, invece in spregio ai ‘poveri’ che dite di ‘servire’ ogni due secondi siete andati a demolirla per sostituirla con questo obbrobrio da arredo bagno. Non serviva, e avete peggiorato tutta l’estetica della vostra bella cattedrale. Non potevate spenderli in modo più proficui quei soldi?”.

Ma cosa non andava della cattedra precedente? Quella “rimossa – afferma l’arcidiocesi siciliana – è stata commissionata e realizzata in occasione del 25esimo anniversario dell’episcopato agrigentino del vescovo Giovan Battista Peruzzo nel 1957 dalla ditta Manganaro di Palermo. La cattedra è stata realizzata con una dimensione ecclesiologica e con una comprensione del servizio episcopale lontane dal Concilio Vaticano II che era alle porte. Pensata per il vescovo Peruzzo, che guidò la diocesi per oltre un trentennio, venne realizzata con scelte architettoniche che poco dialogavano con l’architettura e con i materiali del territorio di Agrigento. Sovradimensionata polarizzava l’attenzione dell’assemblea unicamente sul vescovo, interrompeva il dialogo visivo con il presbiterio e l’abside, risultando ridondante anche nella scelta dei materiali privi di connessione storica e stilistica con il nostro territorio. All’ingombro consistente non corrispondeva la funzionalità per l’esercizio della presidenza del vescovo durante le celebrazioni liturgiche”.

Mentre, precisa sempre la curia agrigentina, “il progetto della nuova cattedra prevede il rispetto dell’impronta planimetrica della preesistente, differenziandosi in alzato. Mantenendo il valore simbolico della cattedra-servizio, è stata migliorata la dimensione funzionale della presidenza del vescovo in relazione alle complesse e articolate liturgie episcopali. Tali azioni concretamente si sono tradotte nella rimodulazione dei piani di calpestio, migliorando il rapporto tra alzate e pedate, e adeguando la superficie di arrivo alle esigenze celebrative. La rimodulazione delle altezze e della nobile semplicità dell’apparato simbolico ha permesso di porre la cattedra in relazione con l’ambone e l’altare, facendo da cerniera con l’assemblea celebrante”. Le forme scelte e i materiali utilizzati, afferma la curia, “rispettano il principio di semplicità in contrasto con le forme articolate e complesse del contesto architettonico. Nella foto, il prima e il dopo.