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16/02/2023 14:23

La vedova di Arturo di Modica: “Mio marito e il sogno di un museo”

Stefania Drago, vedova di Arturo Di Modica, ha rilasciato una intervista a Marisa Fumagalli, sul Corriere della Sera

di Redazione

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La vedova di Arturo di Modica: "Mio marito e il sogno di un museo"
La vedova di Arturo di Modica: "Mio marito e il sogno di un museo"

Vittoria – Stefania Drago, vedova di Arturo Di Modica, ha rilasciato una intervista a Marisa Fumagalli, sul Corriere della Sera, parlando dei progetti del marito a due anni dalla scomparsa. 

L’artista, nato a Vittoria, formatosi all’Accademia delle Belle arti di Firenze e poi volato negli Stati Uniti dove rimase a lungo, è scomparso il 19 febbraio 2021 nella sua città natale, all’età di 81 anni. Sono trascorsi due anni, spesi dalla famiglia a riannodare i fili della sua esistenza, a preservarne l’eredità culturale. 

«I suoi progetti in Sicilia? Furono avviati agli inizi del 2000 — afferma la moglie —. Per cominciare, l’acquisto di un parco di 10 ettari a Vittoria, punteggiato di alberi mediterranei: ulivi, carrubi, palme. All’interno dell’area, le Gallerie del Nuovo Rinascimento, create come luoghi espositivi: più di 500 metri quadrati, oltre 9 metri di altezza, rifiniti con la pietra di Comiso. Inoltre, c’è un Teatro all’aperto, con al centro una fontana; uno spazio predisposto per un laghetto artificiale e la scuola di scultura e pittura». Non è tutto: fuori dal Parco, in una casa degli anni Quaranta, in via di restauro, verrà allestito il Museo. «Al momento — spiega Stefania Drago — nel Parco ci sono due sculture in marmo di Carrara della serie musicale. Se i due monoliti vengono colpiti da uno stecchetto, o naturalmente dal vento, si riproduce il suono delle note: esperienza visiva, tattile e sonora. Poi, sulla piazza delle Primizie, ci sono le Mani, sempre in marmo di Carrara». Il progetto più ambizioso riguarda i Cavalli ipparini. Si è fermato alla fusione dei due esemplari. Completati, ma non assemblati. Di Modica è morto e non ce l’ha fatta. Racconta la moglie: «Le sculture in bronzo, alte 30 metri, da collocare sulla Valle del fiume Ippari, erano state ideate e realizzate per contenere dentro la pancia di ogni cavallo nientemeno che un museo».

L’intervista completa qui