Ragusa - Martina Distefano, ragusana di 38 anni, saldatrice per professione e per passione. Prima donna campionessa italiana di saldatura. Diplomata come perito meccanico, Martina studia e si specializza in saldatura che è un settore in cui sono impiegati prevalentemente o meglio unicamente gli uomini. Martina si racconta e racconta del suo lavoro, di cui afferma di esserne innamorata, come un impiego non solo di forza ma di precisione e pazienza, qualità che appartengono soprattutto alle donne. Martina insegna che ci sono lavori e basta. Va oltre gli stereotipi di genere che suddividono le attività in lavori per uomini e per donne. Ciò che conta non è il genere quanto il crederci in ciò che si fa per raggiungere grandi traguardi e obiettivi.
«Nelle aziende in cui ho lavorato come saldatrice sono sempre stata l’unica donna – racconta Martina a La Sicilia– è un lavoro di precisione, bisogna essere pazienti e noi donne siamo sicuramente più precise degli uomini».
La passione La sua è una passione nata sui banchi di scuola all’Itt “Galileo Ferraris” di Ragusa, nell’indirizzo Manutenzione e assistenza tecnica e del dipartimento Meccanica seguendo il corso dell’ingegnere prof. Giorgio Lami, che ha coltivato e continua a coltivare con sacrificio, perseveranza e tenacia. Terminati gli studi, Martina lavora su macchine a controllo numerico. In seguito, indirizzata da un suo Professore dell’istituto tecnico segue il suo primo corso di saldatura, dove incontra e si scontra contro i pregiudizi. Non c’è spazio per il sesso femminile qui, le dicevano.
«Mi sono così innamorata del mio lavoro e penso che non ci sia cosa più bella di amare ciò che si fa». Nel 2019 fa le valigie e lascia la sua tanto amata terra la Sicilia per andare in Friuli Venezia Giulia dove viene assunta da una azienda per la lavorazione di serbatoi di cantine vinicole. Lì si rende conto di quanto rispetto in più ci sia «per il lavoro che si fa e per la persona che si è, li guadagnavo novecento euro alla settimana» confida Martina.
«Sveglia verso le quattro e mezza, cinque del mattino. La giornata lavorativa iniziava intorno alle sei sino alle dodici. Poi una breve pausa pranzo e si continuava a saldare. Ero l’unica lavoratrice donna e mi veniva garantita la stessa retribuzione degli uomini. Nessuna differenza di genere. Oltre lo stipendio mensile, mi veniva garantito vitto ed alloggio. Per cena infatti mangiavamo tutti insieme».
Il ritorno a casa
Martina ritorna poi a Ragusa e lavora presso un’azienda di Pozzallo per saldare dei lucernari di un bunker per Sigonella. Nel frattempo nasce un’altra passione che proprio riservata alle donne non è ma che il mare della costa ragusana consente ancora di praticare con soddisfazione: quella per la pesca che condivide con suo fidanzato, pescatore di professione. E anche in questo caso Martina comincia a pescare per competizione.