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05/04/2022 12:57

Padre Antonio Nuara: «Abolire ogni processione e niente ostia sulla lingua»

Il parroco di Ribera: “Riti frequentati da bestemmiatori, soldi buttati in spari e luminarie”

di Redazione

Padre Antonio Nuara: «Abolire ogni processione e niente ostia sulla lingua»
Padre Antonio Nuara: «Abolire ogni processione e niente ostia sulla lingua»

 Ribera, Ag – “Sono dell’idea di abolire tutte le processioni”. Fa discutere l’uscita di padre padre Antonio Nuara, parroco della chiesa Immacolata di Ribera, è una delle ultime prese di posizione di parte del clero a proposito delle processioni, a pochi giorni dalla Pasqua. Un dibattito che sta infiammando anche la provincia di Ragusa, dove i comuni procedono in ordine sparso. Diverse diocesi siciliane, tra cui quella agrigentina, avevano già vietato la presenza di madrine e padrini ai battesimi, lamentato non solo la presenza di infiltrazioni mafiose ma anche lo spirito dissonante con cui si vivono le celebrazioni religiose, distanti anni luce dalla preghiera e dal raccoglimento che richiederebbero.

Identiche motivazioni soggiacciono anche al freno sui cortei; accanto a quelle legate al Covid, sebbene ormai ci s’incontri ovunque a briglia sciolta in eventi privati e pubblici, come quello di ieri pomeriggio a Comiso per la pace. Riproponiamo l’articolata riflessione di padre Nuara nel suo lungo post su Facebook, intitolato “Il coraggio di voltare pagina”.  

So di attirarmi tante critiche: sono dell’idea di ABOLIRE TUTTE LE PROCESSIONI. Credo alle processioni, ma mi rifiuto di condividere le Processioni che si svolgono a Ribera e nei nostri paesi viciniori.
Le mie motivazioni:
1. La maggior parte di coloro che fanno parte dei vari Comitati non frequentano i Sacramenti e la Messa in particolare: si vedono solo nei giorni della festa e poi ripiombano nel buio religioso.
2. Nelle processioni non si prega. Sono più passeggiate che atto di devozione. La gente che va dietro al fercolo chiacchiera, fuma e, se ci scappa, anche bestemmia. Scontati lo sfoggio e lu “sparlittiu”.
3. Non c’è proporzione tra le spese per luminarie e spari e le opere di carità. Se per 10 anni i soldi che si spendono per luminarie e spari, venissero impiegati per pensare a una struttura per i giovani, sicuramente avremmo qualche “sbandato” in meno.
4. Una volta per far parte di un Comitato di festa religiosa, occorreva avere dei requisiti di religiosità, moralità e fedina penale pulita. Gli incontri di formazione per mettere a fuoco gli obbiettivi da realizzare, imitando le virtù del santo che si onora sono sempre disertati.
5. Nella nostra provincia nelle processioni ci sono stati anche gli “inchini”. Oggi non si richiede più alcun requisito. Perciò, oltre a non essere credibili, si fa scadere di valore anche la festa religiosa. Chi non è credente o appartiene ad un altro credo religioso ed è alla ricerca di una fede vera, osservando le nostre feste, sicuramente non vi troverà una risposta positiva: si allontanerà di più. E tutti i cattolici, impegnati nelle feste, ne siamo responsabili e ne dobbiamo dare conto a Dio. La pandemia ha sconvolto tutto, compresa la vita della Chiesa. Ci viene chiesta una ripresa e un rinnovamento. Non si può riprendere, come se niente fosse accaduto e ritornare a far le stesse cose e avere gli stessi Comitati. È questa l’occasione di rivedere coraggiosamente tante cose e, non ultime, le nostre feste religiose. Le feste in onore dei santi devono produrre “santi”. Altrimenti non servono.

Come si legge, il Covid non è neanche nominato. Ma anche i contagi impensieriscono don Nuara che, estremamente prolifico sui social, in un altro messaggio dice la sua a proposito anche un un altro “rito”: quello della comunione, dove il virus c’entra, e che alleghiamo di seguito.