Attualità
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05/10/2023 18:22

Ex proprietari Palermo calcio a giudizio per bancarotta

di Ansa

Incendio a Palermo su Monte Pellegrino, impegnati mezzi aerei
Incendio a Palermo su Monte Pellegrino, impegnati mezzi aerei

Il gup di Palermo Angela Lopiparo
ha rinviato a giudizio i fratelli Salvatore e Walter
Tuttolomondo, ex proprietari del Palermo calcio. Sono accusati
di bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con
crediti inesistenti, autoriciclaggio, falso e ostacolo alle
funzioni di vigilanza della Covisoc (la commissione di vigilanza
sulle società di calcio). I Tuttolomondo avevano comprato
dall’imprenditore Maurizio Zamparini la Us Città di Palermo, la
vecchia società del Palermo calcio con il dichiarato proposito
di risollevarne le sorti.

   
Le cose però non andarono secondo i piani: la società fu
penalizzata dal Tribunale della Federazione Italiana Giuoco
Calcio per gli illeciti sportivi commessi negli anni precedenti
da Zamparini e si vide preclusa la possibilità di passare in
serie A.

   
Una tegola per i Tuttolomondo che a quel punto, come scrisse il
gip che ne dispose l’arresto, “si sono trovati tra le mani la
patata bollente di una società piena di debiti e senza alcuna
liquidità”.

   
Ma i due imprenditori per evitare il peggio e riuscire
comunque
a iscriversi al campionato avrebbero cercato di truccare le
carte, cominciando col nascondere lo stato di insolvenza prima
di tutto ripianando i debiti fiscali con crediti portati “in
dote” da altre società del gruppo come l’Arkus. Crediti ,
legati al fantomatico acquisto del ramo d’azienda della Group
Itec srl, società estinta per inattività dal 2010, quindi
inesistente.

   
La Lega Serie B bocciò il tentativo di iscrizione al
campionato ritenendo non regolati i debiti fiscali e non pagati
gli stipendi. Una decisione che svincolò i giocatori e creò
l’azzeramento dell’unico attivo consistente nei diritti
pluriennali alle prestazioni dei giocatori, i cosiddetti
cartellini. “Prima che la barca affondasse e la società , a
seguito di istanze sia della Procura che dei giocatori i cui
stipendi non erano stati pagati, venisse dichiarata fallita, –
scrisse il gip che definì Salvatore Tuttolomondo una
personalita’ criminale – gli imprenditori, i suoi collaboratori
e alcuni professionisti, svuotarono le casse dalle liquidità
rimaste”.