La croata significa “rupe”, la siciliana “granaio”
di Giuseppe Gaetano


Ragusa – Tante città nel mondo hanno lo stesso nome pur collocate in continenti diversi, e Alessandria ne è un esempio. Di Ragusa degne di nota, però, ce n’è due sole: quella croata e quella siciliana, che ben poco hanno in comune a parte il nome e la vicinanza al mare; distinguendosi nettamente per storia, clima e geografia fisica del territorio. Ragusa, in croato Dubrovnik, anticamente detta anche Ragusi, Raugia, Ragugia e Rausa, esattamente come l’omonima in dialetto siciliano. Conta però molti meno abitanti di questa, circa 43mila contro 73mila. Capoluogo di regione anziché di provincia, la Ragusa di Dalmazia – come era altrimenti nota in passato – si affaccia sull’Adriatico.
Venne fondata con il nome di Ragusium (in greco Ragousion, ΡαγοÏσιον) nella prima metà del VII secolo da abitanti locali che trovarono rifugio dall’invasione degli slavi su quella che allora era un’isola al largo della costa, solo successivamente unificata alla terra ferma. Nel tempo il nome latino della città è stato riscritto e pronunciato in vari modi, tutti derivanti dalla stessa radice: Lausa, Labusa, Raugia, Rausia, Rachusa e infine Ragusa. Quello italiano è dunque una corruzione del termine latino “lau”, ovvero “la rupe” – con un richiamo alla presenza nei suoi dintorni di un profondo dirupo – dove, sei secoli, la erre ha preso il posto della elle. La denominazione Ragusa restò quella ufficiale fino agli anni settanta del XIX secolo, riportata dai testi scolastici alle mappe nautiche. A partire da quel periodo, il nome ufficiale diventò bilingue: Ragusa-Dubrovnik.
L’origine del nome della nostra Ragusa, invece, risale all’epoca bizantina, da una etimologia greca totalmente differente: Ρογος, Ragous, Rogos ovvero “granaio”, dovuto alla ricchezza agricola della zona. Durante il dominio arabo divenne Ragus o Rakkusa che, pur mantenendone la fonetica, significa però tutt’altra cosa: “luogo famoso per un sorprendente avvenimento”, probabilmente una battaglia. In età normanna e aragonese venne latinizzato in Ragusia per poi diventare, alla fine del XVIII secolo, definitivamente Ragusa. Ma un nome tanto antico è campo di battaglia per studiosi. Il capoluogo ibleo ha una storia, infatti, molto più lunga di quello croato, le cui tracce risalgono addirittura alla cultura di Castelluccio del neolitico e i primi insediamenti sono datati al XX secolo a.C.
Secondo altre scuole di pensiero, dunque, l’etimologia di Ragusa verrebbe piuttosto dalla trasformazione del greco Heraea in Heresium per poi passare – anche in questo caso per una “volgarizzazione” orale, che nella parola parlata ha modificato la acca in erre – a Reusium, Reusia e da qui fino alla suddetta cronologica discendenza: Rakkusa sotto gli arabi, quindi Ragusia e infine quello di oggi. Heraea, a sua volta, proverrebbe da una presunta identificazione dell’abitato con la colonia greca di Hybla Heraia, la cui effettiva ubicazione però non è mai stata archeologicamente accertata. Tuttavia, a partire dal XVII secolo si è cercato di localizzarla facendola corrispondere proprio all’area dell’attuale Ragusa, basandosi sulla Tabula Peutingeriana. La tradizione secentesca, altrettanto non confermata, ha chiamato successivamente Ibla il quartiere antico della città.
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