Corto circuito tra allarmi e contromisure, il 16 gennaio il nuovo Decreto di Conte (se ci sarà ancora)
di Redazione

Ragusa – Secondo Demopolis più del 70% dei siciliani è d’accordo con le strette e fiducioso nei vaccini. Ci mancherebbe altro. Da metà dicembre sull’Isola i nuovi casi positivi, sui test eseguiti, sono aumentati al ritmo del 4% al giorno: ieri il rapporto ha sfiorato il 20%, il dato più alto in Italia. L’impennata non ancora ha stravolto i ricoveri, ordinari e non, ma è anche vero che tante terapie intensive sono state liberate da chi purtroppo non ce l’ha fatta. Come sottolinea il Cts regionale, guidato dal medico-dirigente Salvatore Scondotto, degli 800 posti letto in rianimazione comunicati al ministero della Salute, ne sono effettivamente disponibili solo 550, a meno di non rinviare ogni altro intervento in sala operatoria. Per non parlare del tracciamento, ormai un ricordo: Repubblica riporta che un positivo ogni 10 non ha mai ricevuto la telefonata dell’Asp, che dovrebbe mettere in quarantena i contatti a rischio. Sono indici che contano quasi quanto l’Rt: abbiamo 5 giorni di tempo da oggi per farlo calare sotto 1 e tornare in zona gialla, ed evitare di andare oltre 1,25 per vedere rosso.
Nell’ultima settimana i casi Covid sono aumentati del 66% rispetto alla precedente. Al Villa Sofia di Palermo, ad esempio, dopo il focolaio di 8 contagiati in area di emergenza sono stati infettati altri 15 ricoverati su 18 nel reparto di Medicina; mentre alla rsa Villa San Michele a Gangi sono risultati positivi tutti e 54 gli ospiti: comprensibile che Leoluca Orlando voglia chiudere tutto. Tranne i guariti, cresce tutto: morti, ricoveri, isolamenti domiciliari, positivi (41506 è il valore più alto dall’inizio della pandemia). Colpisce quindi la contraddizione, a Roma, tra il reiterato allarme di istituzioni e autorità sanitarie sull’approssimarsi di una terza ondata di varianti, e il brusco scolorimento di 16 regioni su 21 da un giorno all’altro: da una parte s’insiste sulla necessità di stringere e denti e continuare a fare sacrifici; dall’altro si svita di fatto il rubinetto, allentando le restrizioni. Una vistosa incoerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. Il tutto, per non farci mancare nulla, con un esecutivo col fiato dell’immarcescibile Matteo Renzi sul collo: il leader di Italia Viva, dall’alto del suo 2,6% di consensi, ha scelto proprio il momento giusto per alitare venti di crisi sul premier.
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