Attualità Crisi di vocazioni

Sicilia con più donne e sempre meno suore

Dal mancato ricambio generazionale, lo spopolamento di chiese e conventi

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 Ragusa - Lo cantava già Toto Cutugno nell’Italiano del 1983, e da allora la crisi di vocazioni religiose è proseguita spedita, specie in Sicilia. Lo conferma un’inchiesta pubblicata sul Giornale di Sicilia: ad Alcamo chiude il convento delle suore benedettine cassinesi, per mancanza di sorelle; a Mussomeli quello dell’ordine dei frati minori, per mancanza di fratelli. Al monastero trapanese della Badia Grande ci sono quattro monache, al convento di San Giovanni Gemini è rimasto un cappuccino solo, che fa pure il parroco del paese agrigentino.

Gli anziani religiosi muoiono e non vengono sostituiti da giovani leve: i ragazzi sentono sempre meno “chiamate” e disertano pure le messe. Cambiamento dei valori ma, forse, anche la lontananza di certa parte della Chiesa dai problemi reali e quotidiani della comunità, che non si ritrova più in alcuni modelli di comportamento. Oggi chi lascia tutto per seguire Dio fa notizia; come purtroppo fanno notizia anche i reati commessi da alcuni sacerdoti, che con i loro crimini finiscono per infangare tutta la categoria clericale.

L’urgenza dei problemi di natura economica indebolisce la fede e mette in discussione il ruolo del “pastore” cristiano, la figura del “missionario” in una società che rivoluziona modi d’essere e di agire a un ritmo straordinariamente più rapido di quello con cui le istituzioni cattoliche provano ad adeguarsi, restandone travolte. Qualche altro numero: 100 francescani in tutta la Sicilia sparsi in 20 luoghi sacri diversi; 12 i domenicani distribuiti in altri quattro; 7 i conventi delle clarisse rimasti dei 53 costruiti nei secoli sull’Isola. Eppure ci avevano provato ad aprirsi al mondo esterno e alle nuove tecnologie: non basta un sito internet a recuperare voti e fedeli, dispersi nel mare magnum della Rete.


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