Ci vorrebbero 786 medici ed invece in servizio ce ne sono 414, assunti a tempo indeterminato o con contratto a termine
di Redazione

I pronto soccorso siciliani sono in ginocchio. I medici scappano dalle aree di emergenza divenute dei gironi infernali. E i giovani non hanno alcuna intenzione di lavorarci. C’è un vuoto di 372 camici nelle piante organiche. Le strutture sono al collasso. Il Covid ha solo acuito una situazione che va avanti da anni.
Il 18 giugno si sono riuniti i primati dei pronto soccorso siciliani per confrontarsi “sul drammatico momento”. Ne è venuto un documento che fotografa lo sfascio, girato all’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza. File interminabili e pazienti costretti a rimanere ore in barella: sono l’immagine di una sanità incapace di assistere i siciliani.
Ci vorrebbero 786 medici ed invece in servizio ce ne sono 414, assunti a tempo indeterminato o con contratto a termine.
“Il sistema dell’emergenza negli ultimi 20 anni si è dovuto adattare a nuove esigenze: risposte assistenziali qualitativamente e quantitativamente più elevate – si legge nel documento -. Purtroppo non vi è stato un adeguamento alle nuove esigenze in termini di infrastrutture, di formazione e di risorse organizzative in grado di compensare i tagli, spesso lineari, della spending review”.
I tagli hanno fatto sì che ci si trovi di fronte a “un sistema dell’emergenza-urgenza cronicamente in affanno, carente di risorse, non in grado di erogare risposte adeguate e per nulla attrattivo per i giovani medici”. Risultato: i camici bianchi fuggono dai pronto soccorso, i giovani disertano i concorsi a tempo indeterminato banditi.
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