di Redazione

CAGLIARI, 17 DIC E’ stata individuata in Sardegna
una nuova specie vegetale, ora descritta e illustrata in un
articolo scientifico pubblicato sul prestigioso “Nordic Journal
of Botany”.
Si tratta di una specie endemica della regione dei Tacchi del
Sarcidano e dell’Ogliastra, nel centro Sardegna, presente solo
in prossimità di sorgenti e rocce di natura carbonatica che
presentano stillicidio. La ricerca porta la firma del team di
Salvatore Brullo, professore ordinario di Botanica
all’Università di Catania, e descrive una pianta erbacea perenne
dalla splendida fioritura di colore blulilla. “La nuova specie
si legge nell’articolo che per la prima volta la identifica e
le assegna il nome scientifico di Solenopsis bacchettae è
dedicata a Gianluigi Bacchetta, docente di Botanica
dell’Università di Cagliari e grande esperto di flora sarda”.
“Sono particolarmente felice e grato al professor Brullo, uno
dei miei maestri commenta il botanico sardo, che è anche
direttore dell’Orto Botanico di Cagliari perché non è comune
che un maestro dedichi il nome di una pianta a un allievo, così
come non è comune che un maestro e un allievo mantengano
invariata la stima, il rispetto e la riconoscenza reciproca per
tutta la carriera universitaria”.
I ricercatori che hanno individuato e dato il nome alla pianta
parlano di una specie a rischio d’estinzione per il suo areale
ridotto, l’esiguo numero di individui e la fragilità degli
ecosistemi umidi in cui si rinviene, sottolineando la necessità
di una particolare attenzione e tutela.
La popolazione della Solenopsis bacchettae è infatti stimata in
circa mille individui frammentati in diverse piccole
sottopopolazioni. Essendo una pianta strettamente legata alle
zone umide, la sua sopravvivenza è minacciata soprattutto dalle
alterazioni antropiche delle acque, come prelievi d’acqua o
operazioni di bonifica.
“Con il professor Brullo vedemmo insieme per la prima volta
questa specie nel 2003 racconta Bacchetta mentre studiavamo
gli stagni temporanei della Sardegna: da quel giorno abbiamo
iniziato a raccogliere materiali d’erbario in tante aree del
Mediterraneo per effettuare uno studio comparativo che ora ha
dato i suoi frutti”. (ANSA).
© Riproduzione riservata