Roma - Per il momento in Italia è stato accertato un primo caso di vaiolo delle scimmie – si tratta di uomo rientrato dopo un soggiorno alle Isole Canarie che si è presentato al pronto soccorso dell'Umberto I di Roma – altri due casi potrebbero essere confermati nelle prossime ore. Lo ha detto Gianni Rezza, direttore generale prevenzione del ministero della Salute, spiegando di aver allertato le Regioni e messo in piedi un sistema di monitoraggio: “Un primo caso è stato immediatamente identificato presso l'Istituto di malattie infettive Spallanzani e altri due casi potrebbero essere confermati nelle prossime ore. L'Iss ha costituito una task force composta da esperti del settore e ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale”.
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Chiede di fare molta attenzione Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, aggiungendo che in questo momento dovremmo preoccuparcene anche più del Covid: “Più che il Covid, oggi dobbiamo cercare di metterci in sicurezza dal vaiolo delle scimmie” ha detto, spiegando comunque che è molto più leggero di quello degli uomini per quanto riguarda i sintomi. Non vanno però commessi gli errori del passato fatti per la pandemia di Coronavirus: "Dobbiamo esser tutti uniti tra Paesi europei, scambiandoci informazioni e controllando eventuali focolai. Finora sono stati accertati una ventina di casi in Ue, ne vedremo molti di più: arriveremo a qualche migliaio” conclude Bassetti assicurando che il vaccino del vaiolo già esistente funziona, chi non l'ha fatto invece non è coperto. Il siero, però, non è più obbligatorio dal 1981, dopo che l'Oms lo dichiarò eradicato dal pianeta Terra.
Proprio l'Oms ora "continua a monitorare da vicino la situazione, che è in rapida evoluzione", ma è ancora mistero sull'animale da cui il virus è passato all'uomo: "Nel Regno Unito - scrive l'Organizzazione mondiale della sanità - sono stati segnalati otto casi precedenti di vaiolo delle scimmie: tutti erano legati a una storia di viaggio da o verso la Nigeria". Si tratta di una malattia virale poco diffusa, conosciuta da oltre 60 anni, causata dal Poxvirus che colpisce prevalentemente gli animali selvatici e solo occasionalmente passa all'essere umano. "Bambini e adulti nati dopo il 1981 sono più a rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie - dice l'immunologa dell'Università di Padova, Antonella Viola - ma ancora il numero dei contagi è basso per creare allarmismo".
Secondo l'esperta, la recrudescenza dell'infezione è dovuta al fatto che "i giovani non sono vaccinati contro il vaiolo e quindi l'immunità a livello di comunità è calata. Non possiamo escludere però che il virus sia mutato e diventato più trasmissibile per gli uomini". Le infezioni avvengono prevalentemente per contatto incidentale con animali infetti o con persone che hanno soggiornato in zone a rischio; quindi, l'aumento di viaggi può essere una possibile causa dell'incremento. Il contagio avviene per contatto diretto con le lesioni, con i fluidi corporei, tramite goccioline e con gli indumenti contaminati. Il periodo di incubazione è generalmente compreso tra 5 e i 21 giorni.