Attualità
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23/04/2008 20:28

Bambini in fuga. Di chi è la colpa?

di Redazione

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Bambini in fuga a Scicli. I casi dei giorni scorsi (un bambino di otto anni, l’altro di undici fuggiti uno di casa, l’altro da scuola, per poche ore pongono il problema della tutela dei minori in una città che vive lacerazioni del tessuto sociale, seppur non in superficie.

A tracciare un quadro della situazione è l’assessore che ha la delega, Mario La Rocca: “Ho dato mandato sia ai servizi sociali che alla polizia municipale di presentare un dettagliato rapporto sul secondo caso, che ha visto direttamente coinvolto il Comune, mentre il primo, quello verificatosi a Scicli Due lunedì pomeriggio sembra non poter essere in alcun modo riferibile a una situazione di disagio familiare. Nel caso del bambino di Cava d’Aliga ci troviamo invece di fronte a una famiglia conosciuta e attenzionata dal servizio sociale professionale del Comune, già da parecchio tempo. Un caso conosciuto e seguito”.

Ma quali sono i presidi a tutela dei minori? E soprattutto, sono sufficienti? “Il Comune eroga diversi servizi: il Centro diurno minori in difficoltà, il progetto Strada Facendo al quartiere San Bartolomeo, teso all’animazione del rione, le attività integrative nel pomeriggio, il 28 aprile apre il Centro di socializzazione di Jungi gestito dalla cooperativa Exaudinos. Partecipiamo inoltre al progetto Scuola Aperta, ai laboratori pomeridiani delle scuole dell’obbligo”.

E per i figli di extracomunitari? “C’è la cooperativa La Sorgente, che assicura un banco alimentare per beni di prima necessità, pane, pasta, riso, scatolame, oltre all’assistenza di tipo burocratico. Ma sul territorio ci sono anche le dame vincenziane, la Caritas, le parrocchie”.

I docenti della scuola media di Cava d’Aliga, dove è avvenuta la fuga del bambino di undici anni, martedì a mezzogiorno, lamentano la scarsa collaborazione di alcune famiglie, che instillano il valore della disobbedienza nei piccoli, anziché quello dell’obbedienza. E a volte, anche in un piccolo borgo marinaro tranquillo, capita di imbattersi in situazioni di frontiera, dove i docenti sono stretti come in una tenaglia, fra famiglia, minori e necessità di educare a volte gli uni, a volte gli uni e gli altri.

Quella del bullismo e della devianza è una piaga presente in città nelle nuove generazioni e in questo senso i presidi esistenti mostrano le corde, dimostrandosi forse insufficienti.