A qualche giorno dal funerale, pubblichiamo la lettera con cui il geometra Bartolomeo Aprile il 26 giugno, un mese prima della sua dipartita, ha voluto ringraziare quanti gli sono stati vicino
di Redazione


A qualche giorno dal funerale, pubblichiamo la lettera con cui il geometra Bartolomeo Aprile il 26 giugno, un mese prima della sua dipartita, ha voluto ringraziare quanti gli sono stati vicino: familiari, amici, sanitari. Ha voluto che venisse resa pubblica dopo la sua morte. La lettera è stata dettata a Monica, la ragazza che lo ha accudito per nove mesi.
“Scicli, 26 giugno 2019.
Grazie.
Non sapete la gioia che ho avuto nel vedervi tutti qui riuniti il giorno dell’ultimo saluto, accanto a me e alla mia famiglia.
Certo, sono dispiaciuto che lascio questa terra, ma 79 anni bastano.
Il dolore degli ultimi mesi e la sofferenza degli ultimi giorni non era più quello delle gambe, non era più quello della testa, ma il dolore che porto con me nella Casa del Padre è che lascio la mia splendida famiglia.
Le mie figlie Margherita e Concetta hanno molto bisogno di me, come ogni figlio, del resto.
Margherita e Concetta: grazie un milione di volte, grazie per tutto quello che avete fatto per me, per l’amore che mi avete dato, e scusate per il disturbo che vi ho recato. Troppa sofferenza.
Grazie, grazie.
Vado via sereno e orgoglioso, come non sono stato orgoglioso in tutta la mia vita.
Orgoglio mio, Margherita e Concetta, vi amo. E scusate se devo andare, vi sosterrò e vi sarò vicino, al vostro fianco, in ogni momento della vostra vita.
Vi lascio in dote la parola dignità e onestà, che vi permetteranno di camminare sempre a testa alta, non dimenticatelo mai.
E lascio nelle mie vostre mani il mio cuore, l’amore grande della mia vita: vostra madre Rina. Il mio grande amore, il mio amore grande. Rina, Dolce amore mio, io devo andare, non sentirti abbandonata, ti amerò per sempre.
Non potevamo essere più fortunati quando quel giorno è entrato nella nostra famiglia un uomo speciale e raro, per me un terzo figlio, il figlio maschio che io e Rina non abbiamo mai avuto. Grazie di tutto, Orazio, per il conforto e l’amore che mi hai dato, e scusami se ti ho portato disturbo.
Grazie anche a mio fratello Angelo, a mia cognata Enza e a mio cognato Ciccio. Ai miei cugini di Ragusa e ai miei nipoti tutti.
Grazie anche a coloro che mi hanno supportato nei momenti difficili della mia lunga malattia: il reparto di cardiologia di Ragusa, la Cardiologia di Modica, la Nefrologia di Modica e in particolare il dottore Musso, il reparto di Medicina di Modica e in particolare il dottore Cabibbo, la Lungodegenza di Scicli, il dottore Trombadore, i medici tutti e il personale.
Un grazie particolare al reparto Dialisi di Scicli, che è stata la mia seconda casa, il dottor Abo Ata, la caposala signora Pina e gli infermieri tutti, la cooperativa e i ragazzi che con sacrificio mi trasportavano.
E ora non me ne vogliate nessuno: io le mie più grandi battaglie le ho vinte con mia figlia Concetta, e il mio secondo fratello dottor Enzo Manenti. Grazie di cuore, senza di voi non avrei potuto vivere a lungo. Tu, Enzo, non solo medico, non solo amico, ma secondo fratello, e scusami per tutte le volte che hai dovuto correre per salvarmi.
Spero di aver insegnato alle mie figlie che nella vita l’errore umano ci sta tutto. Nessun odio, nessun rimpianto. Doveva andare così. E oggi, umilmente felice di ciò che sono stato, felice della mia vita, della mia famiglia, sono pronto. Eccomi Signore, se vuoi possiamo anche andare, accoglimi nella tua casa in un angolino.
E’ un giorno di festa. La morte non lascia ombra, quando è vita.
Non piangete sul mio corpo, su questa larva. Siate sereni, io sarò sempre con voi, Rina, Margherita, Concetta e Orazio.
Vostro, Bartolomeo”
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