Reggio Emilia: Parla Paolo Bassi, il direttore di Malattie infettive dell'ospedale di Ravenna che afferma: "La sindrome post-Covid varia da 1 mese a oltre i 3 mesi Innanzitutto bisogna accettarla".
Spossatezza, affanno, perdita dell’olfatto o del gusto, confusione mentale, problemi di memoria: sono sempre più numerosi i pazienti COVID-19 che, una volta guariti, accusano sintomi importanti che si protraggono anche per mesi. La varietà e variabilità di questi disturbi, legati solo in parte alla severità con cui si era manifestata la malattia, dipinge il quadro di una vera e propria sindrome, la sindrome post Covid o Long Covid.
Viene definita ‘sindrome da post-Covid’, o anche ‘Long Covid’: trattasi di sintomi che, anche una volta passata l’infiammazione, possono permanere nel tempo, anche diversi mesi.
A descriverne i tratti principali è il dottor Marco Massari, direttore del reparto malattie infettive del Santa Maria Nuova di Reggio. Tra i sintomi più comuni del post Covid ci sono "intensa astenia (debolezza, perdita di forza muscolare, ndr), tosse, scarsa percezione di odori e sapori e difficoltà nell’espandere completamente i polmoni, come se si facesse fatica a respirare fino in fondo – aggiunge Bassi –. Se una persona già è ansiosa o propensa alla preoccupazione, può innescarsi una situazione tale per cui psicologicamente non se ne esce più.
News Correlate
E sono in tanti a sperimentarlo: l’infezione finisce, non si è più né malati né contagiosi, ma si continuano a sperimentare alcuni sintomi come stanchezza, scarsa percezione di odori e sapori e tosse. Ma c’è un altro aspetto che Paolo Bassi, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna, teme molto di più: "La cosa peggiore è la sindrome depressiva post Covid – disse –. Proviamo a immaginare una persona prestante, abbastanza giovane, attiva, con una buona salute e in forma. Si ammala di Covid e, una volta guarita, si ritrova sempre stanca, con le sue capacità fisiche ridotte di oltre il 50%. E qui subentrano due timori: quello di non poter tornare come prima e quello di essere ancora malati e quindi contagiosi per i propri cari". Bassi consiglia di "fare vita sana, muoversi. La sindrome invoglia a chiudersi in casa, diventare sedentari. E invece bisogna cercare di fare cose, uscire e muoversi, ovviamente entro i limiti di ciò che le regole anticontagio consentono di fare".
"Partiamo da una distinzione – afferma –. Ci sono danni che colpiscono in modo diretto i polmoni, ossia l’organo principalmente coinvolto dall’infezione. Parliamo di una minoranza di persone che sono arrivate nelle strutture ospedaliere con una polmonite, che sono anche state intubate".
In questi casi quali possono essere le conseguenze?
"Possono durare per molto tempo delle fibrosi polmonari, potremmo definirle delle ‘cicatrici’, e non si sa nemmeno se andranno mai via. Altre forme più lievi di disturbi polmonari possono durare qualche settimana, sono deficit che piano piano spariscono. Come in tutte le infezioni virali poi, possono infiammarsi anche altri organi. Probabilmente il ‘Long Covid’ è dovuto a questo ma il meccanismo non è del tutto chiaro".
Di che sintomi da Covid parliamo?
"Tipicamente si tratta di stanchezza, dolori muscolari, toracici, fiato corto quando si fa attività fisica, ma anche cambiamenti d’umore, segnali di depressione o ansia, difficoltà a dormire e a concentrarsi. La sensazione è un po’ quella di avere la mente annebbiata. Non parliamo comunque di persone contagiose".
Succede anche con altre infezioni virali?
"Sì, ad esempio con la mononucleosi. Questa stanchezza trascinata nel tempo può colpire le persone di mezza età ma anche i giovani. La considerazione tipica di chi vive il post-Covid è: ’Non sono più quello di prima’".
Quanto possono durare questi sintomi?
"Le statistiche dicono che un 20% delle persone che hanno avuto un’infezione da Covid possono presentare questi sintomi per un mese e mezzo circa, il 10% anche oltre tre mesi".
Come si cura?
"Se ci sono state conseguenze importanti sui polmoni, così come danni neurologici o cardiaci, la persona viene seguita da uno specialista. Per i sintomi che ho citato prima invece, vengono dati alcuni consigli comportamentali e si può fare riferimento al medico di base. In primis quello di accettare questa condizione e cercare di governarla. Per esempio, visto che l’effetto delle mente annebbiata non è sempre della stessa intensità, si può provare a concentrare le proprie attività nelle fasce orarie in cui si sa di essere più reattivi, frazionandola in modo da non fare troppe soste. Per chi ha dolori muscolari è indicata la ginnastica dolce, in modo da allenare il nostro fisico, senza forzare troppo ma nemmeno fermandosi alla prima sensazione di stanchezza. Altrettanto utile può essere mettersi in contatto con altre persone che vivono questa condizione, facendo rete e confrontandosi".