di Redazione


Nella terra dei mosaici, il più grande giacimento musivo del mondo, c’è qualcuno che lavora per riportare alla luce quest’arte antica e misteriosa.
Biagio Amarù inizia la propria avventura imprenditoriale nel 1995. Figlio di un maresciallo dei carabinieri, dopo la laurea in economia e commercio decide di intraprendere la carriera di direttore commerciale estero di una grossa azienda specializzata nel commercio della pietra e dei marmi di Comiso, complice un’importante esperienza formativa fatta all’estero. Amarù si è formato infatti in Inghilterra, grazie a una borsa di studio Erasmus.
Cinque anni, il tempo di intessere rapporti commerciali e di amicizia in un settore in grande espansione, poi, nel 2000, un’intuizione.
La scintilla scocca in occasione di un viaggio con alcuni amici a Spilimbergo, in provincia di Pordenone, una città d’arte ricca di laboratori artigianali in cui vengono lavorati i mosaici, spesso riproducenti quelli di Aquileia, e dove insiste una scuola per mosaicisti. Un interlocutore ammonisce: “E’ incredibile che la terra che vanta il più grande parco musico al mondo, con i tesori di Piazza Armerina e Monreale, abbia perso la tradizione dell’arte dei mosaici”.
Già, un vero peccato. Biagio si sente quasi punto nell’orgoglio e invita tre mosaicisti a venire in Sicilia, per affiancare alcuni apprendisti, guidati da un maestro d’arte. Nasce la Frama srl, azienda il cui nome è crasi di Giuseppe Frisa e Biagio Amarù. Frisa è cognato di Biagio e ha lasciato la propria attività precedente per cimentarsi in questa nuova avventura.
Nel breve volgere di sette anni, dal laboratorio di creazione di mosaici artistici, la Frama è passata alla produzione industriale, che oggi assorbe il 95% del totale del fatturato. L’azienda lavora i piastrelloni di gres porcellanato, che viene tagliato nei capannoni di contrada Coffa, a Chiaramonte Gulfi, per creare il mosaico che sarà poi ricomposto.
Dai 2000 metri quadri di mosaici commissionati in un mese otto anni fa, oggi l’azienda sforna 30.000 metri quadri di mosaici al mese.
Inizia un intenso rapporto di collaborazione con il Distretto industriale delle ceramiche di Sassuolo.
In otto anni i dipendenti sono diventati 150 in totale, di cui una ventina in amministrazione (tra questi i responsabili della qualità, della programmazione, del controllo di gestione), con compiti direttivi, e il resto come manodopera specializzata. Donne, tante donne, ma soprattutto giovani diplomati, molti dei quali lavorano in azienda sin dal primo giorno, con un turn over molto basso, a dimostrazione dell’alta qualità raggiunta nel grado di professionalità, e dell’appagamento dei dipendenti.
Da due anni è attivo anche un reparto creativo, in cui lavorano due designer industriali e un maestro d’arte. Compito di questa task force la ricerca di nuove materie, nuovi colori, idee e soluzioni moderne.
L’azienda, che si sviluppa, nelle sue tre sedi, su una superficie complessiva di 80 mila metri quadri, 60 mila dei quali in contrada Coffa a Chiaramonte, ha rapporti commerciali, oltre che con il Distretto industriale di Sassuolo, con importatori tedeschi e americani e si affaccia ora al mercato russo e a quello asiatico, in particolare gli Emirati Arabi, mercati ricchi che rappresentano la nuova frontiera per i beni di lusso.
Biagio Amarù è al secondo mandato come vicepresidente di Confindustria Ragusa, dopo aver scalato il cursus honorum come presidente dei giovani industriali, della piccola industria e dopo essere stato per quattro anni membro di Confindustria nazionale.
Oggi siede nel Cda della Soaco, la società che gestirà il nascituro aeroporto di Comiso.
La sua azienda ha registrato un incremento annuo del 50% nel fatturato. “Nella lavorazione delle piastrelle in ceramica siamo una delle più grosse realtà in Italia, nonostante l’incidenza dei costi del trasporto, che ci hanno obbligato ad ottimizzare le risorse cercando di unire qualità, innovazione e modernità”. Nel solco di una tradizione antica, misteriosa e preziosa quanto l’Isola.
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