Lettere in redazione
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22/01/2011 02:20

Breve invito a rinviare il suicidio

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

di Lettera firmata

Solitudine
Solitudine

Ragusa – Il suicidio non è quasi mai una decisione improvvisa. Poche persone, se non hanno qualche disturbo psichiatrico grave o si trovano a vivere in circostanze  estreme, si suicidano in preda ad un raptus di disperazione. In genere, il suicidio è il punto di arrivo di un itinerario mentale lungo e tortuoso, che comporta decisioni, indecisioni e decisioni contrarie a quelle prese in precedenza. La persona che sta meditando di togliersi la vita, attraversa queste fasi:

      La morte viene vista in chiave positiva.

      Si valutano i pro e i contro del suicidio.

      Decisione di porre fine alla propria esistenza.

In questa fase, la persona che sta male comincia a prendere in considerazione l’idea di porre fine alla sua esistenza. Non c’è una vera intenzione di suicidarsi, ma il suicidio è preso è in considerazione come una possibile soluzione ai propri problemi. Il suicidio viene visto come una specie di ultima opzione da utilizzare nel caso la propria situazione diventasse insopportabile. In questo modo, l’aspirante suicida comincia a familiarizzarsi con l’idea della propria morte, che viene vista in chiave positiva. 
La morte non fa più paura e il pensiero di porre fine alla propria esistenza diventa capace di portare conforto e sollievo. In questa fase, possono comparire delle fantasie romantiche sulla propria morte.

Nella seconda fase, l aspirante suicida comincia a prendere seriamente in considerazione l’idea di uccidersi. La persona depressa si trova a combattere contro sentimenti ambivalenti , fra la voglia di vivere e quella di morire, fra disperazione e speranza.     

Nella terza fase, l’aspirante suicida ha maturato la decisione di sopprimersi. Spesso, è deciso ad andare fino in fondo, ma, in molti casi, l’ istinto di sopravvivenza ha la meglio e all’ ultimo minuto, l’aspirante suicida torna sui

suoi passi.   

Alcuni suicidi sono persone che soffrono di gravi disturbi psichiatrici, altri scelgono il suicidio perché sono anziani, soli e/o  gravemente malati. Tuttavia, moltissimi suicidi sono commessi da persone giovani e sane, che soffrono di depressione.

Alcune persone non riescono a trovare un senso alla propria esistenza, niente le appassiona o le emoziona più. Non si sentono depresse, semplicemente si sentono vuote e spente. Apparentemente hanno una vita normale o addirittura soddisfacente,  ma dietro la maschera di  normalità, si nasconde una profonda insoddisfazione. Queste persone non credono più in niente e in nessuno: si sentono ciniche, disincantate, senza più sogni. La vita non è più un dono prezioso ma è un vano agitarsi prima della morte. La loro esistenza non è che una morte vivente e allora perché non affrettare l’inevitabile, risparmiandosi la fatica di vivere?

In questo caso, anche se non c’è una depressione conclamata, la persona che pensa al suicidio, vive in uno stato di silente disperazione. L’impossibilità di trovare un senso alla propria esistenza, la noia continua , l’incapacità di amare sono problemi gravi che mascherano una profonda depressione. Ma, mentre nella depressione classica rimane un anelito di protesta e di ribellione verso la propria situazione, in questo caso l’ aridità della propria esistenza viene accettata come l’emblema della condizione umana. La persona in questo stato non soffre più, perchè non si lascia più coinvolgere in niente, non si sente più delusa, perché non spera più niente.

 In questo caso la persona che medita il suicidio, è in uno stato di disperazione. Ha subito un trauma, ha perso una persona cara, ha avuto una delusione in settore su cui aveva puntato tutta la sua esistenza. Viste dall’esterno, queste delusioni possono sembrare, in molti casi, banali: molti giovani   si suicidano per una bocciatura  a scuola, per  una delusione sentimentale o d’ amicizia. Ovviamente, quello che conta non è tanto l’evento in sé, ma il significato che questo evento assume per la persona che sta male.

Perciò, può succedere che quello che agli occhi del mondo può apparire come un piccolo insuccesso, abbia un effetto devastante sull’ autostima in costruzione del giovane. 

Un fallimento scolastico diventa allora la prova che si è dei falliti, una delusione d’amore diventa la prova che si ha un carattere poco amabile e che nessuno potrà mai amarci.

Si può essere depressi, anche senza che ci sia stato un evento esterno scatenante. Alla base di molte depressioni c’è la mancanza d’amore : chi prende in considerazione il suicidio, sente che a nessuno importa se lui vive o muore. La persona depressa fa un bilancio totalmente negativo della sua esistenza che non offre nessun prospettiva di miglioramento : il futuro sarà orribile come il presente o anche peggio. Il suicidio appare, allora, come l’unico mezzo per porre fine alle proprie sofferenze che vengono vissute come intollerabili.

Alcune volte, il suicidio può avere delle motivazioni “altruistiche”: chi si toglie la vita, è  sinceramente convinto di essere un fallito e di aver deluso le aspettative degli altri. E’ persuaso di essere un peso per i propri cari  ed è convinto che gli altri starebbero meglio senza di lui o di lei.

Spesso le persone che pensano al suicidio non si sentono amate e considerate. Il suicidio diventa l’unico modo per essere finalmente visti e apprezzati dalle persone che li circondano. L’aspirante suicida è convinto che solo con  un gesto estremo come quello di togliersi la vita, potrà far sì che gli altri si accorgano finalmente di lui. Il suicidio diventa un modo per vendicarsi dell’indifferenza o della cattiveria di amici e parenti:costoro saranno costretti a vivere  tutta la loro vita, portandosi dietro il peso insostenibile  della colpa e del rimorso.

Spesso, con la propria morte, il suicida vuole colpire la persona che più l’ha fatto soffrire in vita: può trattarsi di un genitore, del partner, del gruppo di amici, di un ex fidanzato/a.

Ma dietro alla rabbia, c’è sempre una richiesta d’amore: l’ aspirante suicida spera  di ottenere con la sua morte  quell’ affetto e quella considerazione che non è riuscito ad ottenere da vivo. A questo proposito, riporto alcune frasi tratte dall’ultima lettera di un suicida omosessuale, che intendeva  darsi fuoco sulla piazza del Vaticano, in segno di protesta contro la chiesa cattolica che non aveva mai accettato la sua omosessualità. Egli si era sentito discriminato per tutta la vita, a causa del suo orientamento sessuale, e incolpava la chiesa di questo.     

Chi soffre tantissimo per la morte di una  persona cara, può decidere di  porre fine alla propria esistenza per poter ricongiungersi con l’amato/a   nell’aldilà.  

Chi si suicida non vuole veramente morire: vuole solo porre fine ad un dolore insopportabile. Ma quando si è disperati, non si vedono le cose in un modo obiettivo: si pensa che perché il passato è stato brutto e il presente è duro, il futuro sarà altrettanto solitario e privo di amore. Ma nella vita tutto può cambiare, non bisogna mai perdere la speranza. Chi pensa al suicidio vede nella morte la soluzione ai propri problemi, ma il suicidio non è la risposta.

Se stai pensando al suicidio, per favore, fatti aiutare. Quello di cui tu hai bisogno non è  toglierti la vita , ma condividere il tuo dolore con una persona che sappia capirti e aiutarti. Rivolgiti ad un terapeuta, ad un sacerdote, o, se non te la senti di farlo, ad un telefono amico . Se in casa tieni del materiale che potrebbe servirti per toglierti la vita ( corde, barbiturici, armi, lamette, ecc..), sbarazzatene subito. Evita il più possibile di stare da solo : solitudine e disperazione si alimentano a vicenda e in un momento così delicato, hai un bisogno particolare di sentire calore e amicizia.

Scegli la vita, e vedrai che in un futuro non troppo lontano, capirai di aver fatto la scelta giusta.