Trovata acqua sulla Luna. La Nasa rilancia il sogno di una base spaziale
di Redazione

Acqua. Sulla Luna. La scoperta è stata pubblicata su Nature Astronomy. L’avvistamento dell’acqua pubblicato ieri è avvenuto grazie a un Boeing 747, che ha volato ad alta quota con a bordo un telescopio a raggi infrarossi. Lungo la sua rotta ha inquadrato il cratere Clavius, vicino al Polo Sud, uno dei più grandi e antichi del satellite. Al suo interno, sul fondo dei crateri perennemente in ombra, al di sotto dei 200 gradi sotto zero, il telescopio ha trovato l’acqua, arrivata probabilmente con il bombardamento di comete e meteoriti. «Ma le tracce sono apparse anche in alcuni punti illuminati dal Sole. Potrebbe dunque essere anche allo stato liquido» spiega Elena Pettinelli, che insegna Fisica Terrestre all’università di Roma Tre e due anni fa ha contribuito alla scoperta, in gran parte italiana, dell’acqua su Marte.
L’acqua sulla Luna non si trova in pozzanghere, che evaporerebbero in pochi istanti. Le sue molecole sono intrappolate fra i grani di sabbia, alcuni vetrificati dall’impatto con gli asteroidi. Per gli astronauti bere un bicchiere non sarà operazione semplice. Da dieci tonnellate di regolite (la sabbia lunare) sarà possibile estrarre una bottiglia. La Luna resta 100 volte più asciutta del Sahara.
Ma questo non scoraggia la Nasa. Intanto perché l’area “bagnata” si estende per 40mila chilometri quadri, il 20 per cento in più di quanto si credesse. L’acqua potrebbe essere usata per bere o innaffiare l’orto della base spaziale di Artemis, ma anche scissa in idrogeno (carburante per i razzi) e ossigeno (per far respirare gli uomini della base). «La Luna — prosegue Pettinelli — ospita probabilmente terre rare ed elio3: atomi di elio composti da due protoni ed un neutrone, trasportati dal vento solare e rimasti intrappolati nella regolite, che potrebbero aiutarci a realizzare la fusione nucleare». Cioè la reazione che accende le stelle e ci regalerebbe energia pulita.
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